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view post Posted: 4/4/2012, 19:17 Orazio - Ode 2,10 Ode 1,111 Ode 1,37 - Appunti Scolastici
CARMINA-ODE 2,10 AUREAM QUISQUIS MEDIOCRITATEM DILIGIT
Analisi logica: auream= attributo di mediocritatem; quisquis= soggetto; mediocritatem= compl. oggetto; diligit= pred. verbale; tutus= predicativo del soggetto; caret= pred. verbale; obsoleti= regge ablativo specificazione; sordi bus= compl. privazione; tecti= compl. specificazione; caret= pred. verbale; invidenda= gerundivo; sobrius= predicativo del soggetto; aula= ablativo di limitazione;
Analisi retorica: obsoleti tecti= sineddoche, la casa, metafora; caret= anafora Ring composition= la poesia inizia e finisce con la metafora del male

ODI PROFANUM VULGUS CARMINA-ODE 1,111:
ANALISI PERIODO: (Odi profanum vulnus) = PRINCIPALE (et arceo) = COORD. ALLA PRINCIPALE; (favete linguis) = PRINCIPALE: (carmina non prius audita Musarum sacerdos virginibus puerisque canto) = PRINCIPALE.
ANALISI LOGICA: Odi (PV) profanum (CO NEUTRO) vulnus (CO NEUTRO) et (CONG) arceo (PV); favete (PV IMPERS) linguis (AB MEZZO): carmina (CO PLUR) non prius (C.AVV.MODO) audita (PV CONG ACC) musa rum (GEN PLUR) sacerdos (PR. SOGGETTO) virginibus puerisque (DATIVO DI VANTAGGIO) canto (PV).
ANALISI RETORICA: odi = ENDIADI; arceo = CHIASMO, “verbo esterni e neutri interni”; favete linguis = METONIMIA “state fermi con le lingue”; carmina sacerdos = PAROLE CHIAVI “formano la religione di Orazio”; virginibus puerisque = ENDIADI, METONIMIA “dei giovani”

NUNC EST BIBENDUM CARMINA-ODE 1,37
ANALISI PERIODO: (Nunc est bibendum) = PRINCIPALE; (nunc pede libero pulsanda tellus) = PRINCIPALE; [(nunc Saliaribus ornare pulvinar deorum) = INFINITIVA; tempus erat dapibus, sodales] = PRINCIPALE; (antehac nefas depromere Caecubum cellis avitis), (dum Capitolio dementis ruinas funus et imperio parabat) = PRINCIPALE
ANALISI LOGICA: Nunc (AVV) est bibendum (PER.PASS.IMPERSONALE NEUTRO), nunc (AVV) pede libero (ABL DI MODO) pulsanda (PER PASS FEM) tellus (SOGG FEMM), nunc (AVV) Saliaribus (DATIVO) ornare (PV) pulvinar (CO) deorum (GEN PLUR) tempus (PARTE NOMINALE) erat (COPULA) dapibus (DATIVO), sodales. Antehac nefas depromere (PV) Caecubum (CO) cellis avitis (ABL MOTO A LUOGO), dum Capitolio (ABL STATO IN LUOGO) regina (SOGG) dementis ruinas (ATT+CO) funus (CO) et (CONG) imperio (DATIVO) parabat (PV)
ANALISI RETORICA: nunc, nunc, nunc = ANAFORA; pede libero = METAFORIA, METONIMIA, IPALLAGE, SINEDDOCHE; saliaribus dapibus = IPERBATO; nefas = LITOTE; caecubum = ANTITESI; cellis avitis = METONIMIA; dementes ruinas = ENALLAGE, ENDIADI; parabat = ZEUGMA, ANASTROFE”.


view post Posted: 4/4/2012, 18:59 Orazio - Ode L 1 e Ode III 30 - Appunti Scolastici
CARPE DIEM-ODE L 11
Analisi logica: Tu=soggetto; quaesieris= predicato verbale; scrire= infinito retto da nefas; nefas=predicato verbale; Mihi= compl. di termine; tibi= compl. di termine; finem= compl. oggetto; di= soggetto; dederint= pred. Verbale, congiuntivo perfetto di “do”; leuconoe= vocativo; babylonios= attributo del compl. oggetto numeros; temptaris= pred. verbale; numeros= compl. oggetto; quid quid= compl. oggetto; erit= pred. verbale; pati= pred. verbale; pluris hiemes= attributo + compl. oggetto; tribuit= pred. verbale; Iuppiter= soggetto; ultimam= attributo compl. oggetto; quae= soggetto; nunc= avverbio; oppositis= attributo di pumicibus; debilitat= pred. verbale; pumicibus= ablativo di mezzo; mare= compl. oggetto; Tyrrhenum= apposizione compl. oggetto; sapias= pred, verbale, congiuntivo esortativo; vina= compl. oggetto; liques= pred. verbale congiuntivo; spatio brevi= complemento di stato in luogo ablativo; spem longam= compl. oggetto + attributo; reseces= pred. verbale congiuntivo esortativo; loquimur= pred. verbale; fugerit= pred. verbale; invida aetas= attributo + nominativo soggetto; carpe= pred. verbale; diem= accusativo compl. oggetto; quam minimum= compl. paragone; credula= predicativo del soggetto (tu soggetto sottointeso); postero= ablativo di tempo.
Analisi retorica: ne-ne= doppia litote, scetticismo dell’epicureo, che non crede a niente; quem-quem= anafora; quem mihi-quem tibi= simmetria, ordine nel pensiero; finem di dederint= triplo zeugma, simbolo della morte; di dederint= allitterazione della d, concetto di sacralità, anche se è epicureo nomina gli dei; leuconoe= apostrofe, leuconoe si preoccupa per niente, l’unica cosa certa è la morte, ma lei non lo capisce, leuconoe era il nome di una prostituta, e Orazio esalta la prostituzione poiché l’amore a pagamento garantisce molto di più dell’amore falso, non a pagamento; numeros= iperbato; ut…melius= in mezzo ellissi del verbo essere; pluris= arcaismo, tutti devono morire, indica l’eternità della natura, la legge eterna del ripetersi delle stagioni; pluris hiemes= metonimia dei molti anni, e della vita, slittamento tra metafora, metonimia e sineddoche; pluris hiemes= zeugma; nunc= parola chiave, materialismo assoluto; pumicibus= metonimia degli scogli; pumicibus= metafora degli ostacoli che nell’ultimo inverno non superiamo più, la pietra pomice serve per togliere le impurità, ne deriva l’arte; pumicibus= callida iunctura, è il mare che attacca gli scogli; mare tyrrhenum= enjambement; vina= parola chiave + ironia; spatio brevi= metafora della vita; spatio brevi- spem longam= antitesi; spatio brevi spem longam= enjambement; invida aetas= enjambement; invida aetas= callida iunctura, siamo noi insoddisfatti della nostra vita, la viviamo con ansia, non è il tempo invidioso, vorremmo chissà cosa dagli altri, dal tempo; invida aetas= personificazione del tempo; diem= metonimia dell’attimo; diem= metafora, approfitta delle cose belle, dei fiori che volano via; quam minimum credula postero= litote, non c’è nessun futuro. In questa poesia Orazio usa un tono colloquiale, il sermo humilis, anche se è un’ode, mette alla pari se stesso con Leuconoe, non è elegiaco. Analisi del periodo: tu ne quaesieris= principale; scire nefas= principale; quem mihi= interrogativa indiretta; quem tibi…dederint= interrogativa indiretta; nec…numeros= principale; ut melius pati= principale esclamativa; quid quid erit= completiva relativa; seu…ultimam= principale; quae…tyrrhenum= relativa; sapias= principale; vina liques= principale; dum loquimur= temporale; fugerit…aetas= principale; carpe…postero= principale.


CANTO DI CONGEDO(ODE III 30)
ANALISI LOGICA: exegi=pv perfetto, monumentum=c.o acc, aere=abl di paragone, perennius=pred ogg neutro, regalique=abl paragone, situ= abl, pyramidum=gen, altius=predo gg, quod= acc co, imber=sogg, edax= attr sogg, aquilo=sogg, impotens=sogg attr, possit=pv, diruere= infinito, innumerabilis= attr sogg, annorum= gen, series=sogg, fuga= sogg, temporum=gen, multaque=sogg, pars=sogg, mei=gen, vitabit=pv, libitinam=acc, postera=abl causa, crescam=acc, laude=abl causa, recens=pred sogg, capitolium=moto a luogo acc, scandet=pv, tacita virgine=abl compagnia, pontifex=sogg, dicar=pv, qua=abl, violens=pred sogg, obstrepit=pv, aufidus=sogg, pauper=pred sogg, aquae=gen, daunus=sogg, agrestium=partitivo, regnavit=pv, populorum=partitivo, ex humili=moto da luogo, potens=pred sogg, princeps=pred sogg, aeolium=c.o, carmen=c.o, ad italos=moto a luogo, deduxisse=infinito passato, modos=moto a luog, sume=imperativo pres, superbiam=c.o, quaesitam=part perf acc, meritis=abl causa, delphica=abl, cinge=pv imp pres, volens=pred sogg, melpomene=voc, comam=c.o.
ANALISI RETORICA
: enjambement= lui ha superato i limiti umani, grazie all’arte è diventato divino. Si riscontrano i termini religiosi, per lui la religione è della natura e dell’arte. Altius=ipallage, quod non imer…fuga temporum= chiasmo quattro soggetti disposti a x, prosopopea dei soggetti; possit=zeugma, non=litote ripetuta, annorum…temporum= chiasmo ab-ba la natura è una legge organizzata, omnis..pars mei= alliterazione della m(soggetivismo, narcismo si autoesalta), qua=anafora, aufidus=prosopopea, pauper aquae e populorum=callida iunctura e enallage slittamento di significato, agrestium regnavit=enjamb, sume=sulla cultura comanda lui, delphica=vuole essere il + grande poeta classico del circolo di mecenate.
ANALISI DEL PERIODO: exegi..altius=princ, quod non..temporum=relativa, non omnis.. moriar=princ, multaque pars.. pontifex= coord, dicar=princ, qua violens..populorum=relative, ex humili..modos=infinitiva, sume superbiam..comam=princ, quaesitam meritis=part congiunto.
view post Posted: 4/4/2012, 18:53 Virgilio - Eneide; Proemio: analisi logica, periodo, retorica e stile - Appunti Scolastici
Eneide
Poema di 12 libri. Parte reale: la prima colonizzazione viene dall’oriente. Parte mitologica: Enea rappresenta la gens Iulia. Modelli primi scrittori di guerra come Ennio, poema epico Omero. Primi 6 libri peregrinazioni Enea, parte odissiaca, altri 6 partono dal suo arrivo a Cuma, tra Roma e Napoli, parte iliadica. IV amore Enea Didone, morte ultima, partenza primo. VI Enea nell’oltretomba incontra il padre e parlando con lui fa discorsi propagandistici che gli mostra la sua discendenza. VIII digressione, descrive scudo Enea dove c’è scritta tutta la storia di Roma come impero universale voluto dal Fato. XI morte Eurialo e Niso, ragazzi buoni, fanno capire che la pax si ottiene con le armi, come di Augusto. XII Enea uccide Turmo, XXIV libro Iliade Achille uccide Ettore,Troiani, Rutuli, Latini si uniscono. Enea rappresenta la pietas, responsabilità del prorpio popolo, massimo rispetto dei mores, i costumi, tipica dei romani. Nel proemio v 6 interfereque deos Latio i Deus sono: Giove Statore, dea Vesta, Lari, Mani (dei morti), Penati (della patria), Dei dei campi rurali, di ogni cosa.

Analisi logica
primus: predicat sogg, fato: abl di causa, profugus: predicativo soggetto, lavinaque: acc moto a luogo, iactatus: part cong nom, passus: part cong nom, dolens: predic sogg, insignem: predicativo complemento oggetto, tantaene: parte nominale, animis caelestibus: abl stato luogo fig.

Analisi periodo
v1 arma..cano=princ vv1-3 troia..litora=relativa vv3-5 multum..passus=participi congiunti vv5-6 dum..urbe, inferretque..Latio( zeudma dum)= temporali v8 quo..laeso=interrogativa indiretta v11 tantaene..irae= inter. diretta

Analisi retorica
troiae: anastrofe( sconvolgimento dei troiani per creare un grande impero), l’eneide salda il poema epico greco e romano, unisce omero a virgilio( poesia classica). Fato profugus: lui è profugo perché deve rispettare il volere del fato, il fato è autonomo, è scritto, disegno provvidenziale, enea è strumento del volere del fato. Lavinaque: metonimia. Venit: zeugma. Alto: metonimia( profondità del mare). Vi superum: metonimia degli dei. Memorem iunonis: anastrofe(ira di giunone crea sconvolgimento) memorem fa slittare il siignificato. Ob iram: enallage che comporta la personificazione dell’ira, è giunone arrabbiata non l’ira. Quoque et bello: endiadi. Dum: zeugma. Conderet urbem: andamento chiastico, ritrova l’equilibrio. Urbem: antonomasia di roma. Deos deum: le statuette che si carica enea. Poliptoto( cambiamento nella religione, adattamento dei coloni). Parola chiave( tutto questo è successo perché gli dei devono stare nel mediterraneo). Gli dei sono il simbolo del mos maiorum. Dea vesta(religione dello stato). Divinità della famiglia: lari( antenati custodi del focolare domestico) penati( divinità della casa, patria) mani( dèi dei morti). Divinità dei campi. Genus unde latinum: ellissi del verbo e unde anastrofe( stanno subendo disgrazie anche nel lazio, non solo a troia, per il pathos). Albanique patres: andamento simmetrico. Altae moenia romae: enallage( non sono le mura alte ma roma). Musa: apostrofe. Memora: poliptoto( enea sta cambiando, crisi dei latini che diventano latini). Quo laeso: metonimia, perifrasi ipallage(non è il lume offeso). Deum: arcaismo(religiosità di enea, valore della memoria, del passato nel classicismo augusteo= mos maiorum). Pietate: parola chiave. Virum: antonomasia di enea. Tot: anafora simmetria e endiadi(enea ha affrontato molti problemi). Labores: parola chiave. Impulerit: zeugma. Tantaebe animis caelestibus irae: domanda retorica, ellissi di sunt. Caelestibus( metonimia degli dei) irae( iperbato). 3 donne di enea: creusa, didone e lavinada cui prenderà il nome la città lavinio nel lazio.

Pathos: egli elimina ogni forma di ironia e di eccessivo realismo, accentuando il pathos e la partecipazione emotiva dei drammi pastorali. Labor: il mondo romano mostra disprezzo nei confronti del lavoro materiale. L’attività principale era la carriera politica. I romani consideravano positivamente solo l’attività agricola. Labor(laborare affaticarsi): la fatica e lo sforzo connessi al lavoro e la pena che esso comporta, opus: il lavoro materiale, sottolineando il risultato finale del lavoro, ars: attività tecniche scarsamente considerate a Roma. Fatum: nell’eneide l’impresa dell’eroe protagonista appare come frutto di un piano prestabilito dagli dei e voluto dal destino. Ciò che muove l’azione è il fatum, garante di un ordinamento provvidenziale della storia che nemmeno Giunone può modificare. Il termine fatum a livello etimologico deriva dal verbo fari(dire) il suo part perf è fatum( ciò che è stato stabilito) ed esprime il volere che è destinato a compiersi. Nel latino classico significa profezia o il destino ultimo di tutti gli uomini. In questo senso è usato da Virgilio. Destino deriva da destinare, stabilito dal destino. Pietas: a enea viene accostato l’aggettivo pius, cioè docile strumento del fato e del volere degli dei, di eroe che accetta la propria virtus e la propria missione che gli è stata affidata, sacrificandosi. La Penna osserva che enea è portatore di valori religiosi e morali, che sono del regime augusteo, e al centro dei valori vi è la pietas( devozione verso gli dei la patria e la famiglia). Pietas: insieme di valori fondamentali all’interno della tradizione romana. Pius era connesso con l’ambito religioso sacrale, indica prerogative civili e collettive. Pius è colui che rispetta la sacralità del consorzio civile,coscienza della collettività, saper soffrire per il popolo e rispetto dei mores.
view post Posted: 4/4/2012, 18:47 Virgilio - Georgiche - Appunti Scolastici
Georgiche
Poema in 4 epilli a sfondo mitologico. I e II dedicati coltivazione cereali e alberi da frutto, III e IV sull’allevamento di bestiame e api. I encomiastico, dedicato a Mecenate, elogio di Ottaviano. Digressione sull’origine del labor, mito etiologico modello Callimaco con Aitia, teodicea del lavoro, giustificazione sul piano religioso del labor inteso come fatica. I contadini sono esperti di scienze, Ottaviano gli premia. Georgiche ricche di valori morali: agricoltura alla base del mondo romano, la fatica dei campi dà senso alla vita. Un popolo che lavora è un popolo forte. Modelli: Esiodo, Lucrezio con De rerum natura, Catone, Callimaco.

Stile della digressione sull’origine del labor Lo stile è sostenuto e solenne, caratterizzato da frequenti e marcati iperbati (gravi .. veterno), spesso da enjambement, chiasmi, ed altri giochi fonici. Nella prima parte gli espedienti retorici rimarcano l’importanza dell’azione di Giove: “Pater ipse” è in posizione enfatica, collegato in iperbato a “voluit”; lo stesso costrutto si ritrova, in seguito, in “ille .. iussit”. La forma rimane invariata nella seconda parte, pausata e quasi lirica quando si parla dei fiumi (136-138), più dinamica nelle scene di caccia e pesca. Le scelte espressive sottolineano non solo l’ingegno dell’uomo, ma anche le sue difficoltà nell’invenzione delle artes, frutto di una conquista lenta e graduale (meditando, paulatim). La parte finale, dedicata all’agricoltura, sono frequenti i termini in cui si insiste sulla durezza del labor agreste. I termini che indicano i pericoli per i campi coltivati (mala .. robigo, segnis .. carduus, aspera silva, infelix lolium) sembrano moltiplicarsi per accumulo, talora collegati dal polisindeto, preparando l’ammonimento finale.
view post Posted: 4/4/2012, 18:36 Virgilio - Bucolica I: analisi logica, periodo, retorica e stile - Appunti Scolastici
Bucoliche
Poemetto di 10 ecloghe, idillio, piccolo eidos. Intimismo, quotidianità, realismo dati da Teocrito all’idillio. Lo facevano anche Saffo e Mosco.Rispetto a Teocrito Virlio aggiunge la storia, politica e religiosità. I temi sono bucolici, campi dove pascolano buoi. Poesia bucolico-pastorale. IV profetizza ritorno età dell’oro, con il consolato di Pollione e nascita di un certo puer.

Analisi logica: lentus= predicativo del soggetto; erit ille mihi…= copula..deus è la parte nominale; aeger= predicativo del soggetto; spe= predicativo del soggetto; conixa= participio congiunto nominativo…capella; laeva fuisset= parte nominale + copula; tactas= participio congiunto accusativo; romam = predicativo dell’oggetto; stultus= predicativo del soggetto nominativo; similem= predicativo dell’oggetto (urbem); pastores= predicativo del soggetto; tanta fuit romam= tanta è la parte nominale, fuit copula; videndi= gerundio genitivo; quae sera= predicativo del soggetto, valore concessivo; candidor= predicativo del soggetto nominativo; tondenti= participio presente dativo; gravis dextra= predicativo del soggetto (dextra è soggetto).

Analisi periodo: v1-2 tityre tu fagi silvestrem..avena=princ v1 patulae..tegmine=part cong v3 nos..arva=princ v4 nos..fugimus=princ v6 o meliboee..fecit=princ v7 namque erit..deus=princ v7-8 illius..agnus=princ v9-10 ille quae vellem=princ v9 meas..boves=infinitiva v9 ut cernis=modale v9-10 et ipsum ludere=infinitiva v11 non..invideo=princ v11-12 undique..agris=relativa v12-13 en..ago=princ v13 hanc..duco=princ v14-15 hic..reliquit=princ v16-17 saepe..nobis praedicere quercus=infinitiva v16 si..laeva fuisset=ipotetica v17 de caelo tactas tactas(zeudma si)=ipotetica v17 memini=princ v18 sed..nobis=princ v18 qui sit=int indir v19-20 urbem meliboee..similem=princ v19 quam..romam=relativa v20-21 quo..fetus=relativa v22 sic..similem( zeudma noram)=princ v22-23 sic..noram=princ v23 sic..solebam=prin v24 verum..urbes=princ v25 quantum..cupressi=comparativa v26 et..vivendi?=int diretta v27-29 libertas respexit tamen=princ v27 quae..inertem=relativa v28 candidior..cadebat=temporale v28 tondeti=relativa v29 et..venit=princ v30 postquam..habet,galatea reliquit(zeudma postquam)= temporali v31-32 namque nec spes..erat=princ v31 fatebor enim=princ incidentale v31 dum..tenebat=temporale v32 nec cura peculi(zeudma erat)=princ v33 quamvis..saeptis=concessiva v34 pinguis..caseus urbi=concessiva v35 non..dextra redibat=princ

Anlisi retorica: Tityre=apostrofe; tityre tu patulae tegmine silvestrem tenui musam meditaris = allitterazione della m e della t; tu-nos-nos-tu =andamento chiastico, intreccio dei destini opposti di Titiro e Melibeo; silvestrem= anastrofe, inaugura il primo poema nel segno del distacco dalla terra e dai campi; avena= parola chiave, metafora del poema scritto con la penna; nos patriae..= plurale maiestatis + anafora; finis= arcaismo, sarebbe finES; patriae finis-dulcia arva= endiadi; linquimus= zeugma, taglio, esproprio delle terre; patriae-patriam = poliptoto, la patria è cambiata; formosam amaryllida = metonimia, è il canto di Amarilli che è suonato; o meliboee= apostrofe; deus= parola chiave, Ottaviano gradiva essere chiamato così, e inoltre aveva promesso terre ecc.; deus= anafora; otia= metonimia; ille-illius= anafora e poliptoto, Ottaviano può cambiare forme, umano e divino; nostris ab ovili bus= anastrofe, con “ab” interposto; agnus imbuet= anastrofe; ille= anafora con quello di prima; calamo= sinonima di “avena”, rappresenta la penna di Virgilio; calamo agresti= metonimia, strumento dei pastori, vita dei campi; calamo agresti= iperbato, separazione; calamo agresti= metafora, si intende la poesia bucolica, delicata, idillica, ma in realtà è uno strumento musicale; ludere quae vellem calamo permisit agresti= campo semantico del vitalismo panico, gioia di vivere nei campi; nobis= pluralia maiestatis; si mens non laeva fuisset= litote; de caelo tactas= metonimia (i fulmini del cielo); quercus= prosopopea, metonimia del male; iste deus= antonomasia di Ottaviano; tityre= apostrofe; meliboee= apostrofe; teneros-fetus= iperbato, separazione, spingono via le bestie, le pecore; noram= zeugma, è anche caduta una sillaba infatti era “noveram”, separazione dei beni, forma sincopata, fretta di scappare; alias urbes= iperbato, descrive la fuga di gente dalla pianura padana per gli espropri; inter-inter = anafora, la gloria si ripete; quantum-lenta-solent-inter= allitterazione della t; quantum= introduce la similitudine; viburna.cupressi= antitesi; inter-cupressi= iperbato; cupressi= metafora di roma; viburni= metafora delle altre città in generale; libertas= parola chiave della ecloga, garanzia della giustizia, concetto legato alla res publica, Titiro vede in Ottaviano l’uomo che può garantire la res publica; libertas= personificazione, prosopopea; respexit inertem-respexit tamen= chiasmo; candidor postquam= anastrofe, sconvolgimento; postquam-posquam= anafora; nos= plurale maiestatis; postquam nos= zeugma; amaryllis= metonimia-allegoria, roma garantisce la libertas; Galatea= ninfa che rappresenta l’allevamento stanziale; amarilli= ninfa dei boschi; Amarilli-Galatea= rappresentano la natura, tema fondamentale delle bucoliche e delle georgiche; Galatea-galatea= anafora; nec-nec = anafora di litote; libertatis= poliptoto della parola chiave, la libertà è la lex, ha molte forme, Ottaviano deve tenere a bada tutte le classi sociali, scrivere il poema non è tempo perso, bisogna capire che Ottaviano non poteva favorire UNA sola classe sociale,la libertà non è l’allevamento dei buoi; erat= zeugma; egire= verbo singolare, ma vi è pluralità, una specie di zeugma; caseus= metafora della letteratura di Virgilio, ringraziamento ad Ottaviano; non= doppia litote; dextra= metonimia della mano destra.

Stile bucolica
Il forte chiamo iniziale che coinvolge il nome Titiro ed i relativi pronomi definisce l’opposizione tra le sorti dei due amici. Le diverse condizioni vengono rimarcate per tutta l’ecloga, mediante l’utilizzo di verbi di stato quando si parla di Titiro, e verbi di moto per Melibeo. Questa differenza si accentua nella terza sequenza, in cui si profila l’esilio di Melibeo (“tua rura manebunt”, opposto a “ibimus e veniemus”). L’ecloga è, nel suo complesso, semplice ma sorvegliata: evita i toni bassi, e la suggestione che provoca nel lettore è affidata alla frequente aggettivazione, e a frequenti giochi fonici, spesso in funzione onomatopeica. Non manca, comunque, il tratto colloquiale: nello scambio dialogico compaiono, ma con misura, espressioni tipiche del parlato. Lo stile si innalza nella sequenza del deus pastorale, evocato sullo sfondo della città e designato attraverso il dimostrativo enfatico “ille” (vv. 7-9). Il motivo encomiastico porta con sé uno stile più elevato, sempre però mantenuto nell’ambito del registro bucolico, come nella similitudine ai vv. 24-25.
view post Posted: 4/4/2012, 18:25 Filosofia - Galileo e Cartesio - Appunti Scolastici
Galileo
osservazioni astronomiche: smonta concezione cielo stelle fisse: si vedono + stelle, dilatazione dimensioni universo; smonta separazione mondo sublunare(imperfetto) e celeste(perfetto): osservazione superficie lunare; dimostra moto di rivoluzione attorno al sole: fasi venere; smonta teoria sfere cristalline: satelliti di giove. Nobiltà terra deriva dal cambiamento che porta vita, se cieli immutabili sarebbero sterili e inutili. Aristotelici considerano terra imperfetta, corpi celesti creati da Dio per uomini cosa che non può pretendere perché non conosceva molti corpi. Metodo sperimentale:corpi che cadono nel vuoto. Realismo:qualità primarie e secondarie. La scienza può conoscere la realtà ed è perfetta come potrebbe esserla quella di Dio. Per questo distingue conoscenza extensiva (per estensione conoscenza divina superiore umana, dio conosce tutto, uomo solo aspetti quantificabili) e conoscenza intensiva (per intensità, cioè perfezione conoscenza, nessuna differenza)

Cartesio
4 regole matematica: evidenza (permesse indubitabili) analisi (prob scomposti e a ogni aspetto applicare regola evidenza) sintesi (ricomporre singoli prob x visione d’insieme) enumerazione (controllo fasi precedenti) Morale provvisoria 1 obbedire leggi e costumi 2 essere fermo e risoluto nelle azioni, seguire opinione dubbie se le ho accettate 3 Idee innate sono nel soggetto (dio,matematica) fattizie, costruite dal soggetto (realtà,fantasia) avventizie, derivano dal mondo esterno, pongono problema corrispondenza pensiero e realtà, garantito da Dio Prove esistenza Dio 1 io che sono finito ho l’idea di infinito che non posso aver creato da me, qualcuno me l’ha data cioè Dio 2 se si fosse creato da solo l’uomo sarebbe perfetto perché ne possiede le idee, qualcun altro di perfetto allora l’ha creato 3 prova ontologica di Anselmo: dedurne l’esistenza dalla sua definizione, la perfezione (essenza di Dio)
view post Posted: 4/4/2012, 18:20 18th-century novel - Appunti Scolastici
18th-century novel: the modern idea of realism is reflected in the fact that novels deal whit recognizably contemporary object, language and situations, and not with extraordinary, fantastic or magical events told in highly-refined language. The language of the novel is plain, factual, quite similar to that of newspapers and magazines. Main features: a great stress on contemporary reality; chronological sequence of events (from diarist); abundance of realistic details (diarist, periodical); the novelty of the stories ( Shakespeare and puritans). The readers of novels came from the ranks of the commercial and mercantile middle class. The novel came into being satisfy the needs of the new middle classes, which demanded original stories relating ordinary experiences. The characters were recognizable as people who lived in a world they shared whit their reader: in Daniel Defoe’s Robison Crusoe, Robinson is a middle-class hero, full of enterprise and commercial wisdom. Faith in God’s favour was also a distinctive feature of protestant. Women were often the heroines of novels and were also avid readers of them. Realistic novel: detailed realism: time, place. In the past time was an eternal and immutable power whose presence was mainly felt through death and physical decay. In Robison Crusoe, Robinson records his experience from year to year and often from day to day. In Daniel Defoe’s novel sea voyagers are misused by latitude and longitude. Utopian fiction genre that went back to classical literature, and to Thomas More. We can see it in Gulliver’s travels. The epistolary novel included letters written y one person, often a traveller in a real or imaginary country. The picaresque novel, which deals whit the adventures of a young, reckless hero on the road. Hero’s adventures are not casual, but part of a process of growing up: at the end of the story, the hero has became a responsible and reliable young man. The sentimental novel many novelist chose sentimental stories as their themes and a type of writing that caused intense emotional reactions.

Robinson Crusoe is Defoe’s first novel. It’s about a shipwrecked sailor on a desert island. It’s consider the first modern novel. For the first time, we have a fiction narrative which the author tries to pass off as true, and where realistic elements are the greatest importance. The story is told by a first-person narrator, and is thus a fake autobiography. To enhance its realism Defoe supplies many facts about Robinson Crusoe: his name and surname, what part of England he comes from, who his parents and relatives are, and so on. The place that Robinson visits are carefully described and set in their geographical context. Time is accounted for the most precise manner. The novel is the celebration of the English mercantile spirit. Robinson represent the Englishman who in those years was colonizing the world. Robinson is the archetype pioneer: he is armed only whit his own strength and intelligence, and has Puritan’s firm conviction that he has God on his side. Robinson is also the archetype colonist. This became clear in the last part, after he has met Friday. Their relation describes the pattern of the relation between colonist and native, or master and slave. Robinson’s education of Friday closely recalls the process of modern colonialism: name giving; new European clothes; new European language, teaches him enough English to understand him and follow his orders; new religion; technical superiority, Robinson never gives Friday a weapon and is even careful never to let him see how he loads his gun.

The Grand Tour the journey across Europe that aristocrats and educated young men and women used to take both for pleasure and instruction. The Grand Tour lasted from a few months to a few days, always included Italy and had as its ideal centre Rome, the city from which classical culture and civilization had been diffused.
view post Posted: 4/4/2012, 18:08 Tasso - La Gerusalemme liberata - Appunti Scolastici
Tasso - La Gerusalemme liberata

La poetica: il verisimile, il giovamento e il diletto
Partendo da Aristotele, Tasso afferma che la poesia tratta del verisimile, di ciò che sarebbe potuto venire. Per ottenere l’effetto del verisimile, deve trarre materia dalla storia, la sola che può dare la necessaria autorità a ciò che viene narrato, ma per distinguersi dalla storiografia, deve riservarsi una margine di finzione. A quell’epoca la poesia aveva compiti morali e pedagogici, Tasso riconosce che la poesia non può essere separata dal diletto, il diletto (piacere) deve essere finalizzato al giovamento (morale). Il diletto è assicurato dal meraviglioso , non quello fiabesco e fantastico del romanzo cavalleresco, che comprometterebbe il verisimile, ma un meraviglioso cristiano con cui risolve le situazioni tramite l’intervento divino, degli angeli, vi sono anche interventi delle potenze infernali, che appaiono verisimili al lettore in quanto fanno parte della verità della fede (significato anagogico).

La poetica: unità e varietà, lo stile sublime
Il poema deve essere vario e contenere le realtà più diverse, ma il tutto deve essere legato in una struttura unitaria. Dei 3 livelli indicato dalla tradizione classica, sublime, mediocre e umile, quello che conviene al poema eroico è quello sublime. Le parole devono essere lontane dall’uso comune.

L’argomento e il genere
Tasso abbandona i temi cavallereschi delle leggende carolingie, e si rivolge a una materia storica (la conquista del Santo Sepolcro ad opera dei crociati nel 1099). La necessità di una nuova crociata era un motivo che si era affiancato nella cultura occidentale sin dalla conquista turca di Costantinopoli 1453, diventato di estrema attualità con l’avanzata dei Turchi nel Mediterraneo nel secondo 500, con le incursioni dei pirati barbareschi che mettevano in pericolo le coste italiane e i commerci, soprattutto con la battaglia di Lepanto 1571, ai cristiani è sembrato di rivivere le crociate. La materia trattata da Tasso è costituita da una storia vera, seria, che deve stimolare la coscienza cristiana del pubblico dinanzi a problemi di grande urgenza, e, narrando lo scontro tra fedeli e infedeli con la vittoria della croce, spingere l’Occidente cristiano ad una riscossa. Tasso guarda al modello dei poemi epici classici, l’Iliade,l’Eneide. Oltre all’intento celebrativo delle idealità religiose, della maestosità della chiesa e dell’eroismo guerriero, il poeta mira a un fine didascalico (spiegare) e pedagogico (insegnare). Le bellezze poetiche servono solo ad allettare chi legge e a disporlo ad assimilare agevolmente la lezione morale di cui il testo è veicolo.

L’organizzazione della materia, struttura del poema
“romanzo” cavalleresco caratterizzato da una pluralità di eroi e azioni, che si alternavano e intrecciavano fra di loro dando origine ad una struttura narrativa aperta. Tasso mirava a una rigorosa unità, secondo i precetti distinti da Aristotele. Anche se la materia è varia non vi è molteplicità di azione ma un’azione unica, costituita dall’assedio di Gerusalemme e dalla conquista del Santo Sepolcro, e vi è un eroe centrale Goffredo. Goffredo riesce a contrastare queste tendenze disgregatrici, garantendo l’unità del campo cristiano e con essa l’unità della struttura del poema. L’azione del Furioso non ha inizio ed ha una fine solo parziale. La narrazione della Gerusalemme è tutta rigorosamente chiusa entro i suoi termini estremi: tutto quanto precede l’arrivo dei crociati dinanzi a Gerusalemme non è rilevante per l’azione, e viene evocato solo di scorcio; dopo la conquista del Santo Sepolcro l’azione del poema non avrebbe più alcun motivo di continuare.

Gli intenti dell’opera
Tasso si presenta come il perfetto poeta cristiano, il cantore degli ideali della Controriforma che dominano la sua epoca. Vuole essere il celebratore della maestà della vera religione e delle istituzioni della Chiesa che ne è depositaria, del potere regale assoluto che riceve la sua investitura direttamente da Dio. In Tasso vi è una volontà conformistica, di totale adeguazione ai codici dominanti della sua epoca. Con la Gerusalemme vuole dare non solo il perfetto poema cristiano secondo i canoni controriformistici, ossequioso verso la religione, il potere assoluto e la civiltà della corte, ma anche il perfetto poema epico in obbedienza all’autorità di Aristotele e alle leggi della sua Poetica.

La realtà effettiva del poema
Da un lato Tasso contempla con ammirazione le scene in cui si manifesta la maestà del potere, dall’altro nel poema si tradisce l’incontenibile insofferenza che si è già sottolineata verso quanto nella corte vi è di rigido e artificioso, il peso dell’autorità. Gli intrighi, le finzioni, i conflitti. Il poeta si rifugia nel vagheggiamento idilliaco di un mondo di pastori remoto dalla storia e conforme solo alla natura, libero, semplice e autentico (come nell’età dell’oro, corte di Ferrara degli Estensi ai tempi di Ariosto), visibile nell’episodio del canto VII di Erminia fra i pastori. All’intento di costruire un’opera tutta ispirata ad un rigoroso didascalismo moraleggiante (spiegare le regole), che esalti il sacrificio dei guerrieri tesi al loro santo fine, si contrappone l’attrazione per il voluttuoso, per un amore svincolato da ogni legge morale, rivolto solo ad una ricerca del piacere dei sensi (Tasso vorrebbe esprimere i propri sentimenti, passioni, sentiva il richiamo dei sensi, del piacere, ma non può per la controriforma, allora deve fingere, utilizzando il bifrontismo e rendere sublime il poema: sublimazione istinto erotico). L’amore come voluttà o sofferenza, compromette il clima epico, in quanto impedisce ai guerrieri crociati di svolgere i loro compiti. Vi è l’immedesimazione emotiva del poeta nei suoi personaggi.

Il bifrontismo spirituale di Tasso
La sublimità epica è continuamente negata nelle note idilliache, voluttuose e patetiche; la costruzione unitaria e centripeta è costantemente messa in pericolo da tendenze centrifughe, costituite dalle avventure individuali di eroi come Tancredi e Rinaldo, che si allontanano dal teatro della guerra per seguire i loro impulsi irrefrenabili, le loro aspirazioni individuali alla gloria e all’amore. Bifrontismo spirituale: contraddizioni non solo individuali del poeta, ma di tutta l’epoca. Bifrontismo da Giano bifronte, divinità minore romana che aveva una funzione apotropaica ( scacciare il malocchio).

I cristiani “erranti”
I valori di individualismo, pluralismo, edonismo, si delineano anche nel campo di battaglia cristiano: alcuni eroi si sviano dal loro alto compito, e invece di subordinare ogni loro impulso al fine religioso perseguono fini di gloria mondana puramente individuale,o ricercano l’amore e il piacere dei sensi. Queste spinte dispersive sono sentite come errori, e sui traviamenti dei “compagni erranti” agisce la forza repressiva dei rappresentanti del codice cristiano, Goffredo e Pier l’Eremita, dell’autorità politica e religiosa che deve contenere ogni devianza, cadendo ai loro impulsi, i crociati “erranti” si collocano oggettivamente nel campo della paganità.

La struttura narrativa: reductio ad unum
Tasso, respingendo la struttura tipica del “romanzo” cavalleresco, aspira, in obbedienza alle regole della poetica aristotelica, a costruire un’azione rigorosamente unitaria, concentrata intorno all’impresa dei crociati e alla figura di Goffredo; ma in realtà dalla linea centrale divergono molti altri fili narrativi, che fanno capo ai vari eroi sia cristiani sia pagani, protagonisti, sotto la spinta del desiderio di gloria o d’amore, di azioni fortemente individualizzate. Nn vi è in Tasso, come in Ariosto, una visione aperta che ammette tutte le forme del reale con pari dignità in nome di un libero pluralismo prospettico, ma una visione totalizzante, che però si scontra perpetuamente con tendenze di segno opposto, generando una conflittualità sempre in atto, dolorosamente sperimentata dal poeta.

Il punto di vista
Poiché il poema vuole celebrare il trionfo della religione cristiana sul mondo pagano, concepito come emanazione delle potenze demoniache. Ci si aspetterebbe chi i pagani non fossero mai soggetti della visione, ma sempre e solo oggetti. Invece il punto di vista della narrazione è continuamente mobile e si colloca alternativamente nel campo cristiano e in quello pagano. Anche i pagani sono caratterizzati da una profondità psicologica, che conferisce loro dignità narrativa. Il fatto che “l’altro” , il nemico, possa affermare nella narrazione il suo punto di vista è il segno rivelatore della dignità che il poeta gli conferisce, anzi, della segreta attrazione che prova per lui e per ciò che significa.

L’organizzazione dello spazio
Lo spazio orizzontale del Furioso implica una visione laica, rinascimentale, in contrapposizione allo spazio verticale e alla visione trascendente della Commedia. Nella Gerusalemme si intersecano uno spazio orizzontale, teatro di scontro tra cristiani e pagani, e uno spazio verticale, diviso in 2 piani contrapposti, il cielo e l’inferno. Lo spazio verticale è fortemente polarizzato secondo un’opposizione di valori: cielo e inferno rappresentano il bene e il male, l’autorità di Dio ordinatrice dell’universo e la pluralità immonda delle forze demoniache. Lo spazio orizzontale è ugualmente polarizzato, tra Gerusalemme, sede dei pagani, e il campo dei crociati che la fronteggia: anche qui, l’opposizione spaziale traduce in termini sensibili l’opposizione di valori, tra bene e male, molteplice e uno. Lo spazio terrestre è anche uno spazio limitato quantitativamente: la breve estensione in cui si collocano la città assediata e l’accampamento crociato è il centro dell’azione, in cui si svolge la parte preponderante degli eventi narrati. Nn si ha più lo spazio infinitamente vario del Furioso. I luoghi centrifughi sono quelli verso cui si dirigono i personaggi che, spinti dalla forza del desiderio individuale, si allontanano dal centro della guerra. Rinaldo è l’eroe che trasgredisce più a fondo, mentre Tancredi è sempre in bilico tra fedeltà al dovere e sviamento, senza mai cedere del tutto. Rinaldo conoscerà la purificazione totale, Tancredi, invece, nn approderà mai a un definitivo ravvedimento e lascerà la scena in una condizione incerta e sospesa. Gli spazi eccentrici (dove si perdono gli eroi), a differenza del Furioso, nn arrivano mai a disgregare l’unità spaziale, così come le azioni centrifughe nn dissolvono interamente l’unità strutturale del poema: essi finiscono per essere neutralizzati o cancellati.

Il tempo
Lo sviluppo temporale è unitario, vi si inseriscono solo dei brevi flash-back, per informare sulle vicende degli eroi che si sono allontanati dal campo. Si tratta anche di un arco temporale limitato entro stretti confini: Tasso non narra tutta la prima crociata, a partire dal suo inizio, ma si concentra solo sul breve periodo finale e risolutivo. Modello classico dell’Iliade, in cui si narra solo una fase dell’assedio di Troia, quella culminante con la morte dell’eroe troiano Ettore.

Protagonisti Gerusalemme
Tancredi che rappresenta Tasso in quanto sempre dubbioso; la città di Gerusalemme simbolo di tutte le religioni; la Provvidenza; Goffredo è il capo della crociata; Rinaldo giovane cristiano scelto da Dio.

Epoca storica
Gli artisti sono manieristi. Dopo il concilio di Trento 1545-63 vi è la controriforma. Gli artisti non sono più liberi e devono sottostare al comando della Chiesa. L’inquisizione romana controllava la cultura, attraverso anche la pubblicazione dei libri. Viene istituito l’ordine dei Gesuiti che risiedevano nelle corti e controllavano la morale. Vengono scartate le accademie platoniche, laiche e materialiste, ritornano quelle aristoteliche che mettono Dio,la teologia, al centro.

Torquato Tasso
Nasce a Sorrento nel 1544. Gira per le corti con il padre Bernardo Tasso, rettore e grammatico, vero cortigiano, quindi visita tutte le accademie aristoteliche. A 15 anni inizia a scrivere un poema Gierusalemme, lo riscrive e lo chiama Rinaldo facendolo diventare un poema cavalleresco, pubblicato nel 1561. nel 1565 entra nella corte di Ferrara a servizio di Luigi D’Este, il principe è Alfonso II, vi entra come accademico. Nel 1569 muore il padre ed inizia la sua malinconia. Nel 1572 entra al servizio del Duca Alfonso II. Nel 1573 scrive il dramma pastorale Aminta (modella Arcadia di Sannazzaro). Nel 1575 riscrive il poema che chiama Goffredo ( Goffredo Buglione) con cui ritorna dentro alle regole morali, dopo averle trasgredite con l’Aminta. Dal 1575-79 comincia ad avere dubbi sul poema e decide di riscriverlo; dubbi estetici, riguardanti la grammatica, ha paura che il suo poema sia troppo libero; dubbi religiosi, ha paura di non rispettare le 3 regole aristoteliche (unità di spazio,tempo,azione) e di aver fatto un poema dove si insegna solo a trasgredire, di aver esagerato troppo con l’amore e che assomiglia al Furioso. Tasso si sottopone all’inquisizione romana, viene assolto e pensa di essere stato favorito, così si deprime perché non si sente capito dalle istituzioni. Tasso è ossessionato dal comporre un poema d’arte che sia gradito al potere, vuole essere un cortigiano, ma soffre perché non è capito dai principi e ha paura di tutto. Nel 1577 tasso, convinto di essere spiato quasi uccide un servo. Viene rinchiuso nel convento di San Francesco a Ferrara. Nel 1579 scappa e va a Sorrento dopo 25 anni. Mette alla prova la sorella per vedere se gli vuole bene. Torna a Ferrara nel mezzo delle nozze tra il Duca Alfonso II e la principessa margherita Gonzaga. 1579-86 fase peggiore della malattia. Viene rinchiuso nell’ospedale di Sant’Anna perché da fastidio, faceva fare brutta figura, comincia ad essere scomodo. La corte di Ferrara era sotto controllo perché sospettata di eresia. Della corte vi faceva parte Renata di Francia che ospitava calvinisti, circolava molta libertà. Nel 1580 viene pubblicata la 1° edizione della Gerusalemme liberata da Celio Malespini. Nel 1581 2° edizione a cura di Angelo Ingegneri, diventa un grandissimo successo, diventa il poema cattolico di fine 500. Nel 1586 Tasso viene liberato e trasferito alla corte di Mantova dai Gonzaga. Dal 1587 al 1595 riscrive totalmente il poema e lo chiama La Gerusalemme conquistata. Toglie tutti i doppi sensi erotici, modifica lo stile che diventa solenne, adatto alla guerra santa, aggiunge episodi morali a scopo didascalico. Nel 1595 muore a Roma.

Analogie con Divina Commedia: tema religioso; viaggio verso Gerusalemme, viaggio di purificazione; tema politico; aristotelismo/tomismo, unità spazio, tempo.

La parentesi idilliaca di Erminia
Erminia, principessa pagana segretamente innamorata di Tancredi, ha assistito dall’alto delle mura di Gerusalemme al duello dell’amato con Argante ed è angosciata nel saperlo gravemente ferito. Vestita delle armi di Clorinda,esce nottetempo dalla città per raggiungerlo e curarlo. Ma, quando è già in vista del campo cristiano, vien sorpresa da una pattuglia di crociati, che hanno scorto il riflesso della luna sulla sua armatura. Erminia si dà perciò precipitosamente alla fuga nella foresta. Erminia e Angelica : l’episodio si articola in 3 sequenze. La fuga di erminia(ottave1-4), il suo incontro con i pastori(5-16), e la descrizione della sua vita nell’ambiente pastorale(17-22). La prima sequenza rivela la presenza del modello ariostesco, la fuga di angelica. Ma il clima è diverso: angelica passava dal ruolo della vittima a quello della scaltra calcolatrice, erminia invece è la fanciulla timida e smarrita. angelica offriva ad ariosto l’occasione per la sua riflessione lucida distaccata sulla mutevolezza del mondo, la fuga di erminia invece ha la funzione di introdurre una nota patetica,che suscita l’identificazione emotiva del poeta. Un momento di fuga fantastica: vi è una variazione tonale tra idillio e guerra. nel Furioso vi era una grande varietà di toni che tendevano a comporsi in armonico equilibrio. Nella Gerusalemme invece non vi è armonia ma tensione tra i toni diversi. La pausa idillica di erminia si contrappone al clima guerresco. L’episodio di erminia non appare funzionale alla struttura dell’intreccio,in esso introduce un’interruzione. Il personaggio di erminia ha un valore autobiografico:nell’anima tormentata che trova la pace nell’idillio pastorale il poeta proietta se stesso e le proprie aspirazioni ad un rifugio di serenità. Il tema idillico-pastorale nel Cinquecento: l’episodio di erminia è un sogno evasivo. L’idillio si caricava del bisogno di evasione a contatto con la natura che era proprio degli ambienti dei cortigiani. Tale bisogno diviene più intenso nel 500, quando la vita delle corti si irrigidisce. Alla vita artificiosa delle inique corti si contrappone l’immagine mitica di una vita semplice e autentica. La vita pastorale e il personaggio di Erminia: vi è un mutamento di ritmo narrativo in quanto no contano più le azioni esteriori di erminia ma ciò che si svolge nella sua anima. Ella è un personaggio che vive nella propria interiorità, non agisce nella realtà esterna. Compare in scena nell’atto di abbandonarsi a sogni e fantasie. In queste reveries la fanciulla immagina che l’uomo amato si commuova alla vista della sua sepoltura. Parallelo con dante: in quanto sono caratterizzati da caratteri religiosi,viaggio verso la purificazione,il tema politico e polemizzano una corte riformata. Dante segue la filosofia aristotelica, anche tasso,con il dominio della religione, anche se al tempo andava di più il platonismo,apparentemente metafisica ma in realtà materiale(angelica sembra divina ma ha aspetti estremamente concreti).

Proemio
Il proemio della Gerusalemme liberata ricerca puntualmente lo schema fissato dalla tradizione epica ed è ripartito in tre momenti: l’esposizione dell’argomento del poema (ottava 1), l’invocazione alla Musa (ottave 2-3), la dedica al signore, che introduce il motivo encomiastico (ottave 4-5).La prima ottava: i temi del poema: Il proemio costituisce un’insostituibile chiave di lettura del poema, poiché fornisce tutta una serie di preziose indicazioni sulle sue tematiche, sulla sua organizzazione interna e sui principi di poetica che lo ispirano. Il verso iniziale, “Canto l’arme pietose e ‘l capitano”, è la ripresa esatta dell’inizio dell’Eneide virgiliana, “Arma virumque cano”: già questo solo fatto ci fa capire come Tasso voglia adeguarsi puntigliosamente al modello del poema epico classico che, nelle discussioni contemporanee, veniva contrapposto al modello del “romanzo” cavalleresco di Ariosto. Una conferma viene dalla formula “arme pietose”. Nel verso d’esordio del Furioso compariva la coppia “l’arme, gli amori”, caratteristica della tradizione cavalleresca; Tasso invece si concentrava solo sul tema più alto e sublime, la materia guerresca, e non menziona più gli “amori”. L’amore è ancora largamente presente alla Gerusalemme, ma non è più il motore principale dell’azione, come era nei poemi di Boiardo e Ariosto, anzi è declassato a ostacolato, è la principale di quelle forze disgregatrici che si oppongono all’impresa dei crociati e li sviano dal loro compito.
Denso di significato è poi l’epiteto “pietose”: mentre le imprese guerriere degli eroi ariosteschi erano indirizzate essenzialmente a un fine individualistico, la conquista della donna, o di un’arma, o della gloria personale, le armi degli eroi tassiani sono del tutto subordinate a un fine collettivo e di alto valore religioso, che supera quelli individuali, la liberazione del Sepolcro.In questa prima ottava, in cui è sintetizzato l’argomento del poema, si può vedere inscritta tutta la sua tematica e la sua stessa struttura ideologica portante. Vi si delinea infatti il conflitto che lo informa, articolato su tre livelli, come ha ben indicato Zatti: 1) il cielo contro l’inferno, l’autorità di Dio che doma le forze di Satana; 2) le “arme pietose” dei crociati contro il “popol misto” dei pagani; 3) il “capitano”, depositario del codice cristiano dell’unità, contro i “compagni erranti”, che sono dispersi dalle forze centrifughe dell’amore, dell’onore, della gloria, e che si collocano anch’essi nel campo negativo del molteplice, come i pagani.
La poetica: Le due ottave seguenti, dedicate all’invocazione alla Musa, contengono fondamentali indicazioni di poetica. Si nota la volontà di conciliare il classicismo con la religiosità controriformista. Il poeta invoca sì la Musa, come esigono le regole del classicismo e l’ossequio ai modelli antichi, ma si affretta a precisare che non è la Musa pagana, bensì una pura allegoria dell’ispirazione che viene dal cielo al poeta cristiano.Il riferimento a questa ispirazione religiosa (“celesti ardori”) fa emergere in primo piano un conflitto, quello tra il “vero” e i “fregi” con cui il poeta lo adorna, tra il diletto e il fine morale della poesia. Secondo l’austera concezione controriformistica dell’arte, che le assegna finalità pedagogiche e edificanti, compito del poeta sarebbe diffondere esclusivamente il “vero”, cioè la verità della religione e i precetti della morale, guardando con diffidenza le finzioni e le bellezze estetiche della poesia, che sono destinate a provocare piacere e perciò possono indurre al peccato. Ma il poeta deve fare i conti con i lettori e i loro gusti: il pubblico legge i poemi per ricavarne piacere e vi ricerca argomenti e forme gradevoli, allettanti, perciò chi scrive poesia non può non porsi come fine anche il diletto. Tasso supera la contraddizione subordinando il diletto al vero: l’austera materia morale, che respingerebbe i lettori, diviene accettabile se “condita in molli versi”, rivestita cioè delle forme allettanti della poesia. Questa con la sua dolcezza e gradevolezza diviene veicolo di precetti e edificanti insegnamenti. In questa luce il meraviglioso, l’amore, l’avventura, l’idillio, a livello dei contenuti, le belle immagini e la musicalità del verso, a livello formale, diventano strumenti per la diffusione di messaggi morali e religiosi.Il poeta “peregrino errante” e la corte: Nella terza sezione del Proemio, quella encomiastica (ottave 4-5), emerge in primo piano un’immagine che il poeta ama spesso dare di sé, quella del “peregrino errante”, perseguitato dalla fortuna e dalla sventura. Si delinea così un opposizione tra la sua esistenza errabonda e instabile e la corte, vista come rifugio sicuro, garanzia di stabilità. Sono i due poli costituivi di tutta l’esperienza tassiana, il conformismo e l’irregolarità, tra cui si muovono due forze contrarie, quella centripeta che porta il poeta a inseguire la gloria e il successo, a inserirsi nelle strutture della corte, a ossequiare le norme della Chiesa controriformistica, e quella centrifuga che lo induce all’inquietudine perenne, alla malinconia, alla fuga, sino al limite estremo della follia. In questa luce la figura del signore, che benevolo accoglie il “peregrino errante”, assume il valore di un’immagine paterna e rassicurante, evocata dagli stessi conflitti profondi del poeta.

La morte di Clorinda
Clorinda e Argante sono usciti nottetempo da Gerusalemme per incendiare la torre mobile con cui i crociati hanno dato l’assalto alle mura. Riuscita l’impresa tentano di ricoverarsi nuovamente in città, ma Clorinda, mentre sta per rientrare, è ferita dal guerriero cristiano Arimone e si volge per punirlo. Le porte intanto vengono serrate e Clorinda resta esclusa.Il gusto dell’ambiguità e l’identificazione emotiva: Nell’impostazione dell’episodio è insita una fondamentale ambiguità, tra desiderio e crudele violenza, tra amore e morte. I due protagonisti dovrebbero amarsi, mentre inconsapevolmente si odiano e si causano sofferenza, e addirittura la morte. Emerge qui il gusto compiaciuto di Tasso per l’ambiguità, per le situazioni duplici e ambivalenti, intimamente conflittuali. L’ambiguità della situazione è vagheggiata con segreto compiacimento. Il segno rivelatore della partecipazione soggettiva dell’autore sono gli interventi della voce narrante. Queste intrusioni del narratore hanno nella Gerusalemme una funzione diametralmente opposta a quella che avevano nel Furioso: per Ariosto erano strumenti dello straniamento, segnavano il distacco dell’autore dalla materia, che era presa come punto d’avvio della riflessione lucida e disincantata sul reale; in Tasso invece testimoniano l’impostazione tutta soggettiva del racconto, il fatto che l’autore nei suoi personaggi proietta se stesso. Questo gusto per l’ambiguità e questa immedesimazione emotiva rivelano una sensibilità nuova, più sottile e tormentata di quella della letteratura del primo Rinascimento, un affiorare di brividi e inquietudini, che sono il riflesso di un momento di crisi della civiltà.L’atmosfera notturna in cui si svolge il duello è lo scenario più coerente con questa inquieta sensibilità. Tasso, come anche la pittura manieristica del suo tempo, ama l’ombra, che è misteriosa, avvolgente, indistinta, e vela di ambiguità il reale. Se la luce piena può tradurre simbolicamente la fiducia nel dominio razionale sul mondo, le tenebre notturne amate da Tasso sembrano simboleggiare una crisi della ragione.Il “bifrontismo” di Clorinda: L’episodio è nettamente bipartito in due sequenze: la prima è costituita dal duello, la seconda dalla morte dell’eroina. In questa seconda sequenza la figura di Clorinda subisce una radicale trasformazione: la feroce guerriera, che affrontava impavidamente l’avversario e si rileva dura e barbarica nel respingere ogni attenuazione cavalleresca della crudeltà della lotta, si trasforma in una delicata fanciulla. Ciò che sin qui ha caratterizzato Clorinda è il rifiuto della propria autentica identità. Ora Clorinda maschera la sua autentica essenza, riacquista la sua identità e viene a coincidere con la sua vera immagine femminile. Ciò è sottolineato da un ricupero del corpo, della fisicità, che prima era ignorata e negata: per questo ora la voce narrante insiste sul “bel sen”, sulle “mammelle”, sulla “tenera e leve” veste che le stringe, sul “bianco volto”. Inoltre la trasformazione dell’eroina è duplice: non solo essa riacquista la sua femminilità, ma scopre la verità della religione cristiana ed è intimamente rinnovata dalla Grazia: Clorinda ritrova il corpo e la dimensione della fisicità proprio nel momento in cui la morte la libera dalla fisicità per innalzarla in un’altra dimensione, quella puramente spirituale.Non bisogna però commettere l’errore di credere che questa ambiguità sminuisca la forza poetica dell’episodio: al contrario è proprio l’ambiguità che gli conferisce suggestive profondità

Il giardino di Armida
oggetti simbolici: -specchio: simboleggia il peccato, Armida si specchia perché è satanica, e lo usa per accecare Rinaldo, che deve sentire il piacere; -scudo: ci si può specchiare, c’è la croce (specchio crociato)  Rinaldo è indebolito, effeminato, scappa con Carlo e Ubaldo e lascia Armida, guardandosi allo specchio. Il traviamento di Rinaldo: L’episodio del giardino di Armida segna una svolta determinante nella costruzione del poema. Rinaldo è un personaggio che ha una funzione centrale all’interno di essa: è l’eroe sin dall’inizio predestinato a vincere il male, gli incantesimi dei pagani, e ad assicurare la vittoria della causa cristiana, ma è anche destinato ad allontanarsi dal modello unitario del codice cristiano e a sperimentare l’universo pagano, caratterizzato dalla trasgressione: in nome del suo onore personale cede agli impulsi dell’ira, che lo portano ad uccidere un compagno e a fuggire dal campo, disgregando l’unità delle forze crociate, ma, più ancora, subisce le seduzioni di Armida e si fa avvolgere dalle insidie della sensualità. Il conflitto tra i due codici culturali diviene un conflitto interno alla personalità di Rinaldo: si urtano in lui la forza centripeta della missione militare-religiosa e quella centrifuga degli impulsi edonistici privati. Con il prevalere del secondo codice Rinaldo perde la sua identità di forte guerriero e viene assorbito dall’universo pagano, e finisce per identificarsi con “l’altro”: profumato, effeminato, diventa in tutto simile ad Armida. Ma l’episodio del giardino è l’ultima vittoria del codice pagano nel poema, che è destinato ad essere sopraffatto dal trionfo del codice cristiano. Con la liberazione di Rinaldo il conflitto di codici viene a cessare e comincia il processo di affermazione di quello cristiano, destinato ad avere la meglio e a cancellare quello antagonistico. La fase immediatamente successiva sarà la purificazione di Rinaldo sul monte Oliveto, grazie alla quale l’eroe diverrà pronto a vincere gli incantesimi demoniaci della selva e a consentire la vittoria dei crociati. Il giardino e l’edonismo rinascimentale: l’episodio riportato si può dividere in 3 sequenze: 1) la descrizione del labirinto e del giardino incantato; 2) la scena degli amori di Rinaldo e Armida; 3) la scena in cui Carlo e Ubaldo riportano Rinaldo al suo dovere. Il giardino, con il suo proliferare lussureggiante di vegetazione rappresenta gli istinti pagani, edonistici e peccaminosi, che si sottraggono al controllo della ragione cristiana. La descrizione riprende un motivo caro alla letteratura rinascimentale, che ama proiettare nell’immagine del giardino ameno una visione edonistica della vita. Ricorrono nella descrizione del giardino di Armida i motivi obbligati del locus amoenus, ricca vegetazione, acque limpide, canto di uccelli, ma il giardino tassesco si caratterizza per una più accentuata sensualità, proprio perché si carica di una serie di significati simbolici e moralistici e diviene il luogo per eccellenza dello sviamento dell’eroe. Il canto del pappagallo esplicita il significato pagano del giardino: l’invito a cogliere la rosa prima che sfiorisca riprende una tematica tipica dell’edonismo e del naturalismo rinascimentali. L’intendo del poeta è evidentemente presentare in una luce negativa, in obbedienza al rigido moralismo controriformistico, l’edonismo paganeggiante di cui il giardino è concreta trascrizione. In realtà, secondo un meccanismo abituale, il linguaggio poetico di Tasso nega per affermare: la negazione moralistica è ciò che legittima l’emergere nel racconto di tematiche inquietanti e respinte dalla coscienza. La tematica del giardino ameno è molto vicina al clima dell’Aminta. La liberazione di Rinaldo: Ciò che caratterizza il palazzo fatato e il giardino in esso contenuto è la circolarità e la chiusura alla realtà esterna: lo spazio chiuso e circolare allude alla segregazione dell’eroe fuori dal mondo, lontano dalla storia dove dovrebbe svolgere il suo compito di crociato. Lo spazio circolare che esclude Rinaldo dall’azione lo obbliga all’eterna ripetizione degli stessi gesti, fuori dallo scorrere del tempo. Questa ripetizione sempre identica della vita di Rinaldo è interrotta dall’ingresso in scena di Carlo e Ubaldo, che sono la negazione in atto del giardino e di ciò che esso rappresenta. Alla mollezza dell’abbandono sensuale oppongono la rigidezza della razionalità, repressiva nei confronti di ogni impulso incontrollato. Inoltre i due crociati vengono dallo spazio esterno, e rappresentano la storia e i suoi obblighi. A partire da questo punto l’immobilità entro lo spazio circolare è rotta da un rapido movimento rettilineo: Rinaldo esce dal perimetro del palazzo, raggiunge la riva, solca al volo le acque dell’oceano e del Mediterraneo sulla nave della Fortuna, sino a giungere a Gerusalemme. Si ha quindi una significativa opposizione spaziale, circolare vs rettilineo.Il ritmo narrativo: Le prime due sequenze sono statiche: puramente descrittiva la sequenza del giardino, pressoché priva di movimenti quella in cui Rinaldo e Armida si contemplano statici. L’ingresso in scena di Carlo e Ubaldo dà origine invece a un intenso dinamismo.
view post Posted: 4/4/2012, 17:47 Chimica - L'ATOMO - Appunti Scolastici
Raggio atomico
Con raggio atomico si intende la metà della distanza minima di avvicinamento fra 2 atomi dello stesso elemento.
Il raggio atomico varia periodicamente all’aumentare del numero atomico. Il raggio atomico aumenta discendendo lungo il grippo e diminuisce procedendo da sinistra a destra lungo un periodo. I fattori che influenzano un raggio atomico sono : il numero quantico principale n, che lungo un periodo rimane invariato, ma aumenta scendendo nel gruppo; gli elettroni interni, cioè distribuiti sui livelli energetici inferiori, che schermano la carica positiva del nucleo. Procedendo da sinistra verso destra lungo un periodo aumenta il numero atomico e, di conseguenza, la carica nucleare. Aumenta anche il numero di elettroni, ma questi appartengono a uno stesso livello energetico. Il risultato complessivo è l’incremento delle attrazioni tra il nucleo e gli elettroni con la conseguente diminuzione del raggio atomico. Scendendo lungo un gruppo gli elettroni più esterni vanno a occupare livelli via via più distanti dal nucleo. Essi risentono sempre meno dell’attrazione nucleare sia per l’aumento della distanza sia per l’accentuarsi dell’effetto schermante da parte degli elettroni interni. Il raggio atomico pertanto aumenta.

L’energia di ionizzazione
Utilizzando quantità di energia sufficientemente grandi, l’elettrone può essere definitivamente allontanato dal proprio nucleo. Tale processo si chiama ionizzazione e comporta la trasformazione dell’atomo in ione positivo. L’energia di prima ionizzazione di un atomo è l’energia necessaria per rimuovere un elettrone dall’atomo stesso quando esso è isolato. Si esprime in kJ/mol. Fornendo una quantità di energia crescente, è possibile allontanare anche un secondo, terzo, quarto elettrone, e così via; si ottiene di conseguenza uno ione con una carica positiva sempre più grande. E’’i corrisponde all’energia di ionizzazione secondaria. L’energia aumenta sempre a ogni ionizzazione successiva poiché è più difficile allontanare un elettrone da uno ione positivo piuttosto che da un atomo neutro. All’interno di uno stesso livello l’energia di ionizzazione aumenta con gradualità; si ha invece un considerevole incremento dell’energia di ionizzazione quando si passa dal livello 3 al livello 2, e dal livello 2 al livello 1. per gli elementi dei primi 3 periodi, ciascuno strato corrisponde a un particolare livello energetico, cioè a u particolare numero quantico principale n; invece, negli altri casi no strato può corrispondere anche a più livelli.

I simboli di Lewis
Soltanto gli elettroni esterni di un elemento condizionano le sue proprietà chimiche. Per scrivere il simbolo di Lewis di un elemento, si riporta il suo simbolo chimico e intorno a esso si dispongono su ciascuno dei 4 alti tanti punti, equidistanti tra loro, quanti sono gli elettroni di valenza. Le strutture di Lewis si usano soltanto per gli elementi dei gruppi principali.

La superficie di contorno è la superficie che racchiude uno spazio intorno al nucleo in cui si ha una certa probabilità di rinvenire l’elettrone. La forma delle superfici di contorno e il volume degli spazi da esse racchiusi variano da un orbitale all’altro. La forma è infatti determinata dal valore del numero quantico secondario l, mentre il volume dipende anche dal numero quantico principale n. la superficie di contorno degli orbitali s è sferica. Il volume della sfera aumenta al crescere del numero quantico principale n. Queste dimensioni relative vanno considerate soltanto all’interno di un determinato atomo; nn hanno quindi valore assoluto. L’aumento del numero atomico, comporta quasi sempre la contrazione del volume racchiuso dalla superficie di contorno. Ai 3 orbitali p, di uguale energia, corrisponde una superficie di contorno con un doppio lobo; il nucleo si trova nel punto di congiunzione dei 2 lobi. Agli orbitali d, che sono in tutto 5, corrispondono superfici di contorno a 4 lobi. La distribuzione complessiva degli elettroni di qualunque atomo isolato è sempre perfettamente sferica. La configurazione elettronica di una atomo o di uno ione è l’insieme degli orbitali necessari a descrivere tutti i suoi elettroni. 2s1 2= numero quantico princ. Indica il periodo, s= tipo di orbitale, 1= numero di elettroni, indica il gruppo di appartenenza. Per scrivere la configurazione elettronica di un atomo qualsiasi nel suo stato fondamentale si segue un particolare procedimento, chiamato principio di Aufbau:1) determinare il numero di elettroni dell’atomo neutro: esso corrisponde al numero atomico Z 2) scrivere gli orbitali in ordine crescente seguendo la regola della diagonale 3) riportare all’esponente di ciascun orbitale, o di ciascun gruppo di orbitali, il numero di elettroni che esso descrive(al max 2 per gli orbitali s, 6 per gli orbitali p, 10 per i d e 14 per gli f) sino a quando la somma di tutti gli esponenti corrisponde al numero atomico Z di elettroni. Regola di Hund: nella configurazione elettronica più stabile di un atomo , gli elettroni appartenenti a un medesimo sottolivello tendono ad assumere lo stesso spin


L’atomo di Bohr
Assorbimento di un fotone: Un fotone che viene assorbito da un atomo cede tutta la sua energia a uno dei suoi elettroni che passa così a uno stato energetico più elevato. Fasi: 1. L’elettrone percorre soltanto determinate orbite circolari, chiamate orbite stazionarie. Quando un elettrone ruota su un’orbita stazionaria, non assorbe e non emette energia. L’atomo è pertanto stabile, e l’elettrone (negativo) non cadrà mai sul nucleo (positivo). 2. All’elettrone sono permesse solo certe orbite, a cui corrispondono determinati valori di energia. Essa è tanto più grande quanto più ampia è l’orbita. L’elettrone di un atomo non può assumere tutti i valori di energia, per questo si dice che la sua energia è quantizzata.3. Per passare da un’orbita a un’altra di livello energetico più elevato, l’elettrone assorbe energia. L’energia può essere fornita dal calore o dall’assorbimento di fotoni di opportuna frequenza. 4. Per passare da un’orbita a un’altra di livello energetico più basso, l’elettrone emette un fotone di opportuna frequenza. Se la frequenza appartiene alla parte visibile dello spettro elettromagnetico, ci appare come riga colorata nello spettro a righe. 5. L’energia del fotone emesso o assorbito corrisponde alla differenza di energia tra le due orbite. La relazione con cui Bohr impose la quantizzazione delle orbite è: 2pigreco*m (massa)*v(frequenza)*r(raggio)=n(numero quantico principale 1,2,3..)*h(costante di Planck). Serie di Balmer: L’insieme delle righe che compaiono nella porzione visibile dello spettro dell’atomo di idrogeno è detta serie di Balmer (relativa alle transizioni energetiche dell’elettrone da uno stato eccitato allo stato con n=2).

L’affinità elettronica è l’energia che si libera quando l’atomo di un elemento in fase gassosa (e quindi isolato) cattura un elettrone. Si misura in KJ/mol. La maggior parte degli atomi libera energia quando cattura un elettrone: tanto più grande è l’energia liberata e tanto maggiore è la tendenza dell’elemento a formare ioni negativi.

Elettronegatività
l’elettronegatività esprime la tendenza di un atomo che interagisce con un altro ad attrarre a se gli elettroni di legame. Essa aumenta lungo un periodo, da sinistra a destra, e diminuisce lungo un gruppo, dall’alto verso il basso. Agli elettroni maggiormente coinvolti nelle interazione fra due atomi si da il nome di elettroni di legame. L’elettronegatività non dipende soltanto dalla struttura elettronica di un atomo ma anche da quella dell’altro atomo con cui interagisce.

La doppia natura della luce
La luce è un particolare tipo di onda elettromagnetica; l’insieme delle onde elettromagnetiche costituisce lo spettro elettromagnetico. Presenta l’aspetto corpuscolare o l’aspetto ondulatorio. Formula: c (velocità della luce nel vuoto 3*10 all’ottava m/s)= lambda (lunghezza d’onda, in m o nm) * v (frequenza, in Hz). I fotoni sono pacchetti di energia elettromagnetica acquisiti dagli elettroni in modo tale che questi possano uscire dal metallo. Formula: E (energia di un fotone, in j)= h (costante di Planck, 6,63*10 alla -34 j*s)* v(frequenza). Dalla quale si ricava anche: E=h*c/lamba.

La luce degli atomi
Riscaldando a lungo un filo metallico, emette luce bianca. Se facciamo passare un fascio di questa luce attraverso un prisma di vetro, esso viene suddiviso in tanti fasci di colore diverso, chiamati spettro continuo. Se, invece, analizziamo la luce emessa dai gas rarefatti sottoposti a scarica elettrica otteniamo uno spettro discontinuo, cioè un insieme di righe colorate, più o meno distanti le une dalle altre, che brillano sul fondo nero. Tale spettro viene chiamato spettro a righe. Alle righe dello spettro di dà il nome di righe di emissione. Ma se si fa passare luce bianca attraverso un’ampolla di gas, nello spettro si individuano righe meno brillanti a cui si dà il nome di righe di assorbimento. Gli atomi di gas assorbono radiazioni di una frequenza ben determinata: al variare del tipo di gas varia anche la frequenza delle radiazioni assorbite.

Definizioni
Quantità di moto del fotone: λ = h/(m•c), il cui prodotto m•c corrisponde alla quantità di moto del fotone. Onde di de Broglie = Le onde associate con l’elettrone, e con qualsiasi corpo in movimento, sono chiamate onde di Broglie. Meccanica Quantistica = La parte della chimica-fisica che descrive il comportamento di elettroni, fotoni e altre particelle microscopiche basandosi su leggi statistiche è detta meccanica quantistica. Principio di indeterminazione = La precisione con cui si può misurare la posizione di una particella è inversamente proporzionale alla precisione con cui si può misurare la sua quantità di moto. Funzione d’onda = Il quadrato della funzione d’onda ψ2 fornisce la probabilità che un elettrone si trovi, durante l’intervallo di tempo 훥t, in un volume 훥v il cui centro ha coordinate x, y, z. Superficie di contorno = La superficie di contorno è la superficie che racchiude uno spazio intorno al nucleo in cui si ha una certa probabilità di rinvenire l’elettrone. Configurazione elettronica = La configurazione elettronica di un atomo o di un ione è l’insieme degli orbitali necessari a descrivere tutti i suoi elettroni. Regola di Hund = Nella configurazione elettronica più stabile di un atomo, gli elettroni appartenenti a un medesimo sottolivello tendono ad assumere lo stesso spin.

L’equazione di Schrödinger descrive l’onda associata all’elettrone per l’atomo di idrogeno. Ha come soluzione altre equazioni: le funzioni d’onda, indicate con la lettera ψ, che descrivono l’ampiezza dell’onda associata, in funzione delle coordinate spaziali x, y, z e del tempo. Si caratterizzano per la presenza dei numeri quantici (numeri che specificano il valore di una proprietà dell’elettrone). A ciascuna terna di numeri quantici corrisponde una particolare funzione d’onda detta orbitale. Focalizzando l’attenzione sul singolo elettrone, non è possibile prevedere il cammino che seguirà quando si avrà la diffrazione del fascio. La parte della chimica-fisica che descrive il comportamento di elettroni, fotoni e altre particelle microscopiche basandosi su leggi statistiche è detta meccanica quantistica.
Il principio di indeterminazione di Heisenberg, poi, evidenzia che la precisione con cui si può misurare la posizione di una particella è inversamente proporzionale alla precisione con cui si può misurare la sua quantità di moto. I numeri quantici sono:
n, numero quantico principale, definisce l’energia dell’elettrone;
può assumere valori interi positivi.
l, numero quantico secondario, definisce il sottolivello energetico
di un orbitale e la forma delle superfici di contorno; 0 ≤ l ≤ n-1
m, numero quantico magnetico, definisce il numero di orbitali di
ciascun sottolivello; -l ≤ m ≤ +l, incluso lo 0
ms, numero quantico magnetico di spin che assume valore -1/2 o +1/2 a seconda di come l’elettrone si orienta in un campo magnetico disomogeneo.

La funzione d’onda definisce i diversi stati in cui può trovarsi l’elettrone
nell’atomo. Nella sua espressione matematica, essa contiene tre numeri interi,
chiamati numeri quantici che possono assumere valori diversi ma non qualunque e
che sono indicato con le lettere n,l,m. Un numero quantico è un numero che
specifica il valore di una proprietà dell’elettrone e contribuisce a definire
lo stato quantico dell’elettrone.
A ciascuna terne di valori n, l, m
corrisponde un particolare stato quantico dell’elettrone. Alla funzione d’onda
elettronica che contiene un particolare terna di numeri quantici si dà invece
il nome di funzione d’onda monoelettronica orbitale o orbitale. L’orbitale è
quindi un espressione matematica che consente di determinare l’energia dell’
elettrone; poiché esso è una funzione d’onda, consente anche di calcolare la
probabilità di presenza dell’elettrone in qualunque punto dell’atomo. L’
orbitale è una funzione d’onda elettronica caratterizzata da una particolare
terna di valori dei numeri quantici n, l, m; a ciascuna terna corrisponde un
particolare stato quantico dell’elettrone. Esiste poi un quarto numero quanti
che descrive una proprietà tipica dell’elettrone: il numero quantico di spin.
Per individuare un elettrone che si muove nel campo del nucleo servono 4 numeri
quantici.
Numero quantico principale. Esso si indica con n e definisce l’energia dell’
elettrone e può assumere solo valori positivi (1, 2,3) a ogni valore di n
corrisponde un particolare valore dell’energia dell’elettrone: all’aumentare
del valore di n aumenta la distanza dell’elettrone dal nucleo e si ha un
conseguente aumento dell’energia. Lo stato più bassa energia si ha quando n=1.
Tutti gli orbitali che sono caratterizzati da dallo stesso valore di n
appartengono allo stesso livello energetico. Il numero di orbitali di un certo
livello energetico corrisponde a n^2, nel secondo livello energetico, per
esempio, n è uguale 2 e il numero di orbitali possibili e 2^2, cioè 4.Numero
quantico secondario
. Il numero quantico secondario l può assumere tutti i
valori compresi tra 0 e n-1 (0,1,2,3….n-1). Quando n=2, per esempio, l può
valere esclusivamente 0 oppure 1, se invece n è 3, l può valere 0, 1, 2. Il
numero quantico l determina le caratteristiche geometriche della funzione di
distribuzione della probabilità. Il valore di l definisce pertanto il
sottolivello energetico a cui appartiene quel certo orbitale. Comunemente l=0
lettera s, l=1 p, 2 d, 3 f, 4 g. se l ha valore 1, per esempio, il sottolivello
energetico è contraddistinto dalla lettera p. il numero quantico magnetico . il
terzo numero quantico è quello magnetico m, il suo nome deriva dal afatto che
esso determina le proprietà dell’atomo quando è sottoposto a un campo magnetico
estreno. Il numero quantico può assumere tutti i valori compresi tra –l e +l,
in incluso lo 0, e definisce il numero di orbitali di ciascun sottolivello
energetico. Nel secondo livello energetico, che ha n=2, consideriamo il
sottolivello avente l=1; m può assumere tre valori diversi, ciè -1, 0 +1. Sono
possibili pertanto tre diverse terne di numeri quantici, che definiscono tre
distinti orbitali.
Anche in questo caso si preferisce indicare i tre orbitali con le lettere:
pichè essi sono nel secondo livello energetico e sono di tipo p (avendo l=1),m
per distinguerli si rappresentano con spx, 2py, 2pz. In assenza di campi
magnetici esterni possiedono la medesima energia. Se invece l’atomo è
assoggettato a un campo magnetico esterno, diversi valori di m corrispondono
valori di energia leggermente diversi. Il quarto numero quantico, che non
deriva dall’equazione di schrodinger, è il numero quantico magnetico di spin,
ms, spesso chiamato spin dell’elettrone. Esso può assumere due valori, pari a
+1/2 o -1/2, poiché, a parità degli altri numeri quantici, per ciasvun
elettrone sono possibi8li due diversi stati energetici. Lo stato energetico
positivo si indica con freccia su e quello negativo freccia giù.spin proprietà
intrinseca degli elettroni. Lo spin è una proprietà intrinseca dell’elettrone
che si manifesta quando l’elettrone, sottoposto all’azione di un campo
magnetico esterno disomogeneo, assume due diversi stati energetici.*Principio
di esclusione di Pauli. Un orbitale può descrivere lo stato quantico di due
soli elettroni; essi devono avere spin opposto, cioè antiparallelo. Due
elettroni che hanno la stessa serie d numeri quantici allora hanno un diverso
numero di spin, ms.
view post Posted: 4/4/2012, 17:43 Tavola periodica - Appunti Scolastici
La struttura della tavola periodica
Il numero che indica il periodo a cui appartiene un elemento coincide con il numero quantico n del livello più esterno occupato dai suoi elettroni di valenza. 1) gli elementi presenti sono 118, fra questi il tecnezio Tc, promezio Pm, astato At e tutti gli elementi successivi all’uranio (Z=92) sono artificiali 2) il posto che ciascun numero occupa sulla tavola dipende dal suo numero atomico Z 3) il numero di ciascun periodo ci indica il livello di energia sul quale è possibile trovare gli elettroni di valenza di tutti gli elementi del periodo. Il 1 e 2 periodo contengono tanti elementi quanti elettroni necessari a completare il primo e il secondo livello energetico. In ciascun periodo il numero di elettroni cresce da sinistra verso destra, e le proprietà cambiano sistematicamente attraverso il periodo. I primi 3 periodi sono detti periodi brevi. A eccezione del 1 contengono elementi il cui numero di elettroni esterni varia da 1 a 8; tali elettroni appartengono tutti ai sottolivelli s e p. I periodi dal 4 al 7 sono detti periodi lunghi: il 4 e 5 periodo contengono 18 elementi, il 6 e il 7 ne contengono 32. nella maggior parte di questi elementi, gli elettroni vanno a completare i sottolivelli d e f appartenenti a livelli energetici inferiori rispetto a quello di valenza. 4) gli elementi che chiedono i periodi sono i gas nobili caratterizzati da una reattività nulla, o estremamente bassa, dovuta principalmente alla loro configurazione elettronica stabile. 5) i gruppi sono 18. Otto di questi, quelli segnati con il numero romano, i cui elementi hanno elettroni di valenza soltanto nei sottolivelli s e p, sono detti gruppi principali. Gli elementi dei gruppi principali sono chiamati elementi tipici xkè il loro comportamento è un esempio di come variano le proprietà chimiche, dai metalli ai non metalli. Al numero romano corrisponde il numero di valenza dell’atomo. 6) fra il gruppo II e III ( numeri romani) si trovano numerosi elementi di transizione, suddivisi in gruppi numerati da 3 a 12. Tali elementi metallici, dieci per riga orizzontale, hanno elettroni sia nel sottolivello s, sia nel sottolivello d appartenente al livello energetico inferiore rispetto a quello di valenza. 7) in fondo alla tavola periodica ci sono due file di 14 elementi metallici, che costituiscono le due serie dei lantanidi e degli attinidi. Questi 28 elementi hanno elettroni sia nel sottolivello s corrispondente al periodo in cui si trova l’elemento, sia nel sottolivello f del livello energetico inferiore di due unità a quello di valenza.
Metalli: occupano la parte sinistra del sistema periodico (dal boro B al astato At) sono in genere solidi, duri sono buoni conduttori di calore, sono malleabili e duttili. Esistono alcune eccezioni: antimonio, bismuto, manganese sono duri e friabili il mercurio a temperatura ambiente è liquido. Al centro del sistema periodico vi sono i metalli di transizione del blocco d, essi si diversificano l’uno dall’altro per il diverso numero di elettroni nel sottolivello d. anche gli elementi del blocco f si diversificano soltanto per il numero di elettroni che hanno nel sottolivello f, ma nel livello più esterno presentano la stessa configurazione elettronica. Non metalli: gli elementi non metallici sono 12 e occupano la parte destra in alto del sistema periodico. Semimetalli: presentano un comportamento sia metallico sia non metallico a seconda dell’ambiente di reazione. La struttura di tali componenti elettronici è di silicio o germanio purissimi, opportunamente drogati per aggiunta di quantità piccolissime e controllate di semimetalli loro vicini

Differenza tra la tavola periodica di Mendeleev e quella attuale
La differenza tra la tavola periodica di Mendeleev e l’attuale sta nel diverso criterio con cui si ordinano gli elementi: per Mendeleev era il peso atomico, oggi è il numero atomico Z. poiché all’aumentare di Z aumenta anche il peso atomico, i due ordinamenti differiscono soltanto per poche copie di elementi. Le proprietà fisiche e chimiche degli elementi sono una funzione periodica del loro numero atomico. In un atomo il livello più esterno è chiamato guscio di valenza, gli elettroni che compaiono in esso si chiamano elettroni di valenza. Litio, sodio, potassio, cesio, francio sono chiamati metalli alcalini: hanno proprietà chimiche e fisiche simili, poiché reagiscono violentemente con l’acqua, formano ossidi se esposti all’aria, hanno una bassa densità e bassi punti di fusione. Magnesio, calcio, stronzio, bario costituiscono il gruppo dei metalli alcalino-terrosi.
view post Posted: 4/4/2012, 17:36 Nomenclatura composti chimici - Appunti Scolastici
Sali binari= met+nn met birario Trad:Nn met (-uri)+ met (-ico;-oso)
Stock: nn met (-uro)+met+n.o Iupac:(prefisso)nn met (-uro)+ di + (prefisso) met
Ossidi basici=O+met binario Trad:ossido+met(-ico;-oso) Stock:ossido di+met+n.o Iupac:(prefisso) ossido di+(prefisso) met
Ossiacidi o anidridi= O+nn met binario Trad: anidride+nn met(per-,-ica;ipo-,-osa) Iupac:(prefisso) ossido di+(prefisso) nn met
Idruri=comp binari H Trad: idruro+ elemento(-ico;-oso) Stock: idruro di+elemento+n.o Iupac: (prefisso) idruro di+(prefisso) elemento
Idracido=H+nn met binario Trad: acido+nn met(idrico) Iupac: nn met(-uro)+di+(prefisso) idrogeno
Idrossidi=(OH)+met trenari Trad: idrossido+met(-oso;-ico) Stock: idrossido di+met+n.o Iupac: (prefisso) idrossido di+met
Ossiacidi= ossidi acidi reagiscono con H2O trenario Trad: acido+ nn met (per-,-ico;ipo-,-oso) Iupac: acido+(prefisso-osso) nn met (-ico)+n.o
Sali ternari Trad: Nn met+(ipo-,-ito;per-,-ato)+di+met(-oso;-ico) Iupac: (prefisso-osso) nn met (-ato)+n.o+met+n.o

Gli atomi nelle sostanze elementari hanno sempre stato di ossidazione zero. / n.o dell'ossigeno è -2, tranne nei perossidi, in cui vale -1, e quando è legato al fluor, in cui vale +2 / n.o dell'idrogeno è +1, fanno eccezione i casi in cui H è combinato con un metallo, nel qual caso ha stato di ossidazione -1. / Gli ioni monoatomici hanno stato di ossidazione coincidente con la carica elettrica. / In uno ione poliatomico la somma degli stati di ossidazione deve equivalere alla carica dello ione.
view post Posted: 4/4/2012, 17:28 Legami chimici e angoli di legame - Appunti Scolastici
Il legame covalente si forma quando due atomi mettono in comune una coppia di elettroni, stessa elettronegatività.

La lunghezza di legame è la distanza che intercorre tra i nuclei di 2 atomi unita da un legame.

Legami covalenti multipli: se gli atomi mettono in comune 2 o 3 coppie di elettroni i legami covalenti si dicono doppi o tripli. Il numero di coppie di elettroni condivise da 2 atomi costituisce l’ordine, o molteplicità, di legame. All’aumentare dell’ordine di legame variano sia l’energia sia la lunghezza del legame: un legame doppio è + corto e + forte di uno singolo; uno triplo è ancora + corto e + forte.

Il legame dativo si forma fra 2 atomi di cui uno abbia già raggiunto l’ottetto esterno. Se questo atomo possiede ancora una o più coppie libere di elettroni può comportarsi da donatore (ha 8 elettroni di valenza) nei confronti dell’altro atomo, chiamato accettore, che in questo modo raggiunge a sua volta l’ottetto. Nel legame covalente dativo, la coppia di elettroni comuni è fornita da uno solo degli atomi partecipanti al legame.

I composti di coordinazione si originano quando un metallo, o uno ione metallico, viene circondato da atomi donatori di elettroni, appartenenti a molecole o a ioni negativi. Le molecole che circondano il metallo so dicono leganti, il metallo posto al centro si chiama coordinante.

Se 2 atomi identici sono uniti da legami covalenti, essi esercitano la stessa forza di attrazione sugli elettroni di legame, il legame è detto covalente puro; in questo legame gli atomi hanno la stessa elettronegatività.

Legame covalente polare: se gli atomi sono di natura diversa, essi esercitano sugli elettroni di legame una diversa forza di attrazione (gli atomi hanno diversa elettronegatività). Tanto maggiore è la differenza di elettronegatività fra 2 atomi, tanto maggiore è la polarità del legame che gli unisce, se essa è molto elevata il legame tende ad acquistare carattere ionico.

Il legame ionico si ottiene quando la differenza di elettronegatività tra gli atomi è molto alta, in genere superiore a 1,9. A 1,67 di differenza di elettronegatività si ha al 50% legame ionico e 50% legame covalente.

L’angolo di legame è l’angolo formato dagli assi congiungenti i nuclei degli atomi legati.

La sigla VSEPR è detta teoria della repulsione delle coppie di elettroni del guscio di valenza perché presuppone che le coppie di elettroni esterni si respingano reciprocamente. I principi fondamentali sono: 1 la disposizione degli atomi in una molecola dipende dal numero totale di coppie elettroniche, libere e condivise, appartenenti al livello di valenza, che circondano l’atomo centrale 2 poiché tali coppie elettroniche di uguale segno si respingono, esse si collocano balla maggiore distanza possibile l’una dall’altra. In base al numero di coppie elettroniche intorno all’atomo centrale si ha che: - due coppie elettroniche determinano un assetto lineare della molecola, con angoli di legame di 180°, forma lineare; - tre coppie elettroniche determinano un assetto triangolare equilatero della molecola, con angolo di legame 120°, forma triangolare planare; - quattro coppie elettroniche determinano un assetto tetraedrico della molecola con angoli di legame di 109,5°, forma tetraedrica. Questi angoli valgono per le molecole con legami covalenti semplici, cambiamo con molecole con legami covalenti multipli che hanno coppie di elettroni liberi sull’atomo centrale.

Sali binari= met+nn met Ossidi basici=O+met Ossiacidi o anidridi= O+nn met idruri metallici= met+H idruri covalenti= nn met (esclusi alogeni e zolfo) +H Acidi binari o Idracido=H+nn met (solo alogeni e zolfo) Acidi ternari o Ossiacido= H+nn met+O Idrossidi=(OH)+met Sali binari (di idracidi)=met+nn met Sali ternari(di ossiacidi)=met+nn met+O
view post Posted: 8/12/2011, 17:48 Slam Dunk! - Anime & Manga
Capolavoro del maestro Takehiko Inue pubblicato per la prima volta nel 1991 dalla rivista giapponese Weekly Shonen Jump. Il manga comprende 276 capitoli raccolti in 31 o 62 volumi (dipendono dalle edizioni) da cui è stato tratto anche un anime di 101 episodi e 4 OAV. L'anime però termina prima rispetto al manga (precisamente al volume 22), mentre gli OAV narrano storie a parte, non presenti nel manga.
Slam Dunk è un manga sportivo, molto umoristico, ambientato nel mondo del basket scolastico, che segue le vicende della squadra del liceo Shohoku. Protagonista di quest'opera è Hanamichi Sakuragi un tempista dai capelli rossi che frequenta il primo anno e che è scaricato continuamente da ogni ragazza a cui si confessa.
Egli decide di entrare nel club di basket della scuola incoraggiato, data la sua altezza, da Haruko Akagi, una ragazza del suo stesso anno di cui Hanamichi s'innamora, che è in realtà innamorata di Kaede Rukawa, promettente giocatore di basket del primo anno, deciso anch'egli a iscriversi al club di basket. Tra Sakuragi e Rukawa nasce subito una rivalità, sia in ambito sportivo sia sentimentale, che contribuisce a rendere quest'opera molto divertente.
La squadra dello Shohoku è inizialmente mediocre e l'unico personaggio di spicco è Takenori Akagi, soprannominato Gorilla, finchè vecchi e nuovi compagni non decidono di entrare a far parte della squadra. Lo Shohoku affronterà partite contro squadre rivali potentissime da cui non sempre uscirà vittorioso.

Non voglio aggiungere altro per non rischiare di rovinare la lettura o la visione di questo capolavoro di cui è impossibile non innamorarsene. Lo consiglio a tutti quelli che amano il mondo dei manga e dell'animazione giapponese, anche se queste persone potrebbero già averlo letto poiché è molto famoso. Sia il manga sia l'anime sono facilmente reperibili nel web quindi una volta finito di leggere questa discussione immergetevi immediatamente nel mondo di Slam Dunk!!! :D


Edited by Göat - 27/2/2012, 18:54
view post Posted: 8/12/2011, 16:53 Bleach! - Anime & Manga
siiiiiiii bleach è bellissimo!!!! anche se l'anime è troppo pieno di filler -.-
view post Posted: 8/12/2011, 16:39 Arte - Michlangelo Buonarroti, Leonardo Da Vinci - Appunti Scolastici
Michelangelo
Battaglia dei centauri 1492
Prima opera scolpita all’età di 16 anni. Riferimento all’antico mito greco la battaglia tra i Centauri e i Lapiti, tratto dalle Metamorfosi di Ovidio. Rappresenta una lotta furiosa tra guerrieri nudi dalla muscolatura tesa e possente. La figura al centro, in maggiore evidenza, è il perno di tutta l’azione. Dal suoi gesto, con il braccio destro alzato e la torsione del busto, si genera un movimento che crea un moto rotatorio. Lo spazio nn è descritto: i pochi brani del fondo emergono grazie ai vuoti che separano un corpo dall’altro. Colpisce il modo in cui lottano le figure: nn si pongono solo l’una contro l’altra, ma è dalla materia che le imprigiona che sembra vogliano liberarsi con gesti fortemente drammatici. Il soggetto è l’essere umano, l’uomo, dato che l’intera superficie marmorea è ricoperta da uomini. Motivo dominante nudo maschile.

Bacco 1496-97
Dio del vino, secondo al tradizione rappresentato con foglie di edera e grappoli d’uva che gli incrociano il volto. Nella mano destra tiene una coppa di vino, mentre con la sinistra stringe una pelle di tigre, animale ad esso dedicato. Dietro, avvinghiato in un movimento a spirale, è un piccolo satiro che mordicchia un grappolo d’uva. Pur ispirandosi alla statuaria classica ha conferito alla figura una inconsueta mollezza e una rotondità delle membra che lo avvicinano alle forme femminili. La gamba destra è leggermente portata in avanti, il busto piegato all’indietro; il senso di instabilità e il vacillare della figura tradiscono lo stato di ebbrezza, e questa precarietà della posa contrasta apertamente con i canoni classici. Statuaria greca, proporzioni, punto d’appoggio su di una gamba, chiasmo gamba testa- braccio piegato.

Pietà 1498-99
Commissionata dal cardinale francese, Jean de Bilheres-Lagraulas, ambasciatore di Carlo VIII presso papa Alessandro VI. Soggetto religioso di altissima spiritualità: l’immagine dolente ma composta di una madre che tiene in grembo il corpo del proprio figlio morto (braccio abbandonato). Prende dall’iconografia nordica, anche se la Vergine nn viene rappresentata anziana e straziata dal dolore. Michelangelo rappresenta una Vergine idalizzata con volto giovane e lineamenti morbidi, la cui bellezza non è umana ma ‘’divina’’, quindi nn può essere soggetta allo scorrere del tempo. La composizione ha forma piramidale e i 2 corpi si armonizzano tra loro mediante il sovrabbondante panneggio della veste della vergine, ogni dettaglio è modellato con grande cura e la luce scorre e scivola sul marmo, perfettamente levigato, creando effetti di traslucido. È l’unica opera dello sculto firmata “ Michaelangelus Bonarrotus Florentinus. Faciebant “ sulla fascia diagonale che attraversa il petto della vergine. Contrasto pieghe attorno al volto della vergine con il volto liscio. Amplifica il volume delle gambe della vergine con i panneggi. nn dimensioni naturali, leggermente più piccola.

Sacra Famiglia con San Giovannino 1504
Tempera su tavola, detto anche Tondo Doni, è il primo dipinto certo pervenuto. Le figure si saldano tra loro con un movimento a spirale, e gli spigoli delle gambe e delle braccia sono concatenati in un ritmo che si sussegue in modo serrato. Il gruppo si presenta compatto, solido come un blocco di marmo; effetto aggettante delle figure, il cui avvitamento sembra avvenire all’interno di una sfera di cristallo. Il gruppo centrale è iscritto in una piramide e il moto che parte dalla gamba destra della Vergine sale a serpentina fino alla testa del Bambino secondo il principio esposto da Michelangelo: che” la figura sia piramidale, serpentina, moltiplicata per uno, per due, per tre”. Concreta plasticità dei corpi; le figure nn creano nessun rapporto con l’atmosfera che le circonda; hanno contorni precisi e colori straordinariamente cangianti, dati secondo i valori puri del giallo, rosso carminio e azzurro. Le braccia nude e muscolose della vergine, di grande risalto plastico, rivelano come il vigore fisico si identifichi, per l’artista, con la forza morale. Sul fondo, dietro il parapetto, è un gruppo di ignudi; a destra è rappresentato san Giovanni Battista bambino.

David 1501-04
Commissionato dai consoli dell’arte della lana e dall’Opera del Duomo. L’artista doveva lavorare su un gigantesco blocco di marmo, già sbozzato in precedenza da 2 artisti fiorentini, e che era poi stato abbandonato in un deposito della cattedrale. Il David è una figura colossale, alta più di 4 metri, apparentemente calma, ma carica di tensione. Nn ha rappresentato il fanciullo biblico trionfante mentre ostenta la testa di Golia come macabro simbolo della sua vittoria. Il momento prescelto è quello precedente all’azione, infatti c’è tanta concentrazione nel volto e nei muscoli. La testa si gira di scatto verso sinistra perché è da lì, secondo il pensiero medievale, che proviene il male ed è quindi il lato più vulnerabile. È rappresentato nudo, è concepito per essere visto di fronte. Tutto il peso del corpo è portato sulla gamba destra, nella quale si contraggono al massimo i muscoli evidenziandone lo sforzo; la gamba sinistra si libera del peso e si flette in avanti. La posizione è bilanciata secondo al regola proporzionale e dinamica del contrappeso delle membra (contrapposto classi), come nelle immagini degli eroi greci. Il braccio sinistro si piega a reggere la fionda sulla spalla e quello destro è disteso sul fianco, ma pronto al movimento: il pugno sembra iniziare un’azione di contrazione con il polso in tensione e le dita piegate. Una forte concentrazione è espressa nel volto, che appare corrucciato e risoluto. Le ciglia sono aggrottate e gli occhi guardano lontano come se dovesse prendere la mira. I capelli agitati e divisi a ciocche, riprendono un motivo tipico della ritrattistica romana ed evidenziano l’uso del trapano. Anche le pupille sono realizzate con il trapano.
Posizione classica, appoggio su di una gamba. Mani sproporzionate, in particolare quella del braccio teso, esprimono forza. La testa è più grande delle dimensioni che dovrebbe avere perché da vicino la si percepisce proporzionata. Fa come i greci, riesce ad eliminare la deformazione ottica.
Convergono tutte le teorie e gli studi effettuati fino a quel momento: lo studio dell’anatomia umana, il pensiero neoplatonico secondo il quale la figura umana, in quanto riflesso della perfezione divina nel mondo terreno, incarna l’ideale di una bellezza superiore, l’osservazione e lo studio e la prelazione per l’ideale fisico maschile guidato da una forza interiore. Il David in origine avrebbe dovuto essere situato su uno dei contrafforti di Santa Maria del Fiore. La sua potenza e la usa forza avevano evocato nei contemporanei fiorentini l’idea che l’opera potesse simboleggiare le virtù civiche. Si stabili che il David, simbolo della lotta contro la tirannia, della libertà e dell’indipendenza della repubblica fiorentina, doveva essere collocata all’ingresso del Palazzo della Signoria, sede del governo.

Leonardo
Battesimo del cristo 1474/78
(Andrea del Verrocchio, il contributo di Leonardo è l’angelo inginocchiato a sinistra e forse lo sfondo), realizzato per la chiesa di S.Salvi a Firenze, il maestro utilizza linee nette e decise per le forme (come da consuetudine), Leo ammorbidisce i lineamenti con toni d’ombra e passaggi chiaroscurali delicati. Il paesaggio che sta dietro non ha contorni nitidi e consistenza (utilizza prospettiva aerea, sua innovazione). Riesce a rappresentare l’atmosfera. Aureola scorciata. Considerato primo dipinto.

Adorazione dei Magi 1481/82( Firenze, Uffizi)
commissionato dai monaci di S.Donato a Scoperto, pala d’altare. L’opera è incompiuta e si vede così che Leo tracciava i contorni del disegno con la punta del pennello, su una preparazione rossastra, per poi inserire i colori. Al centro c’è la vergine con il bambino, seduta su un rialzo del terreno. Attorno a lei,perno della composizione, i tre magi con altra folla (immagini poco dettagliate). Sotto a dx c’è un giovane voltato verso lo spettatore, per invitarlo a partecipare. A sx un uomo medita chino che medita.. Dietro,scalati in profondità, 2 alberi: un lauro (gloria) e una palma (martirio). Sfondo concepito come scena teatrale: a sx un arco spezzato, un portico e delle gradinate, che alludono alla caduta della Sinagoga, da cui nascerà la chiesa cristiana come i 2 alberi cresciuti tra le macerie; a dx un violento scontro tra cavalieri, rappresenta coloro che non sanno della salvezza eterna e si abbandonano a passioni terrene. A Leo non interessa narrare l’adorazione (era la moda), ma rappresentare la manifestazione del divino, con tutte le sfaccettature di sentimenti. Utilizza prospettiva del ‘400 ma sposta il punto di fuga tra i due alberi, per dare l’idea di movimento. Struttura piramidale che dà simmetria. Primo piano situazione di tranquillità, secondo di agitazione.

Ultima cena 1495/97(Milano, Santa Maria delle Grazie)
Leo descrive il momento più drammatico, l’annuncio del tradimento: l’ambiente è carico di tensione e si nota dalle espressioni e dai movimenti. Uniti in gruppi di 3, a sx Pietro sussurra a Giovanni con il capo chino, che spinge Giuda in avanti, isolandolo. Accanto Andrea mostra i palmi, Giacomo chiama Pietro. A dx l’altro Giacomo allarga le braccia, Filippo si porta le mani al petto. Dietro Tommaso solleva l’indice mentre Matteo, Taddeo e Simone discutono. Il movimento che caratterizza il dipinto nasce da Cristo, composto ed isolato, per questo la composizione non sembra confusa. Prospettiva geometrica, punto di fuga=testa di Cristo, l’ambiente in cui loro stanno segue le linee delle pareti. Nn lo dipinge in affresco ma ricorre ad una tecnica sperimentale quindi si è guastato presto. Cristo struttura piramidale.

Gioconda 1503/06
il soggetto è ancora ignoto, si pensa alla moglie di Francesco del Giocondo, Monna Lisa. La donna è disposta quasi frontalmente per evitare la netta delineatura del profilo (come dicevano fiorentini). Sguardo penetrante che sembra seguirci, cambiare e muoversi: sorride o no? Per ottenere questo effetto inventa la tecnica dello “sfumato” : eliminando i contorni nitidi di occhi e bocca, lasciando tutto vago. C’è un impercettibile velo e le forme sono esaltate dal tessuto. Sfondo: a sx la linea dell’orizzonte è più delineata e bassa, a dx sfumata; tutto per dare l’idea di movimento. Busto,braccia e testa ruotano in direzioni diverse per dare movimento.
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