Boccaccio - Decameron, Caratteristiche

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view post Posted on 29/10/2011, 15:19
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Decameron

La struttura dell’opera
Scritto tra il 1348 e 1353 il Decameron è una raccolta di cento novelle (dal greco “di dieci giorni”, a riprova del profondo culto del poeta per la tradizione classica, nota Filocolo e Filostrato, ed è modellato sull’Hexameron di sant’Agostino, che racconta i 6 giorni ella creazione) inquadrate in una cornice narrativa: 7fanciulle e 3giovani di alta estrazione sociale decidono di scappare dalla peste fiorentina del 1348 e della dissoluzione morale e sociale della vita cittadina ( metafora della dissoluzione morale e sociale in cui versavano quelle classi sociali per cui Boccacio aveva nutrito un vero e proprio culto, e l’iniziativa dei giovani ha la funzione di ricomporla) rifugiandosi in campagna dove, tra banchetti e giochi, decidono di occupare le ore più calde del pomeriggio raccontando una novella ciascuno, il cui tema è scelto dal “re” (eletto) della brigata (Dioneo è esente da questa regola, e la prima e la nona giornata hanno tema libero). Ogni giornata ha un’introduzione che descrive la vita della brigata, in cui non si verificano mai situazioni di rilievo, ma tutto si svolge secondo precisi rituali. Ogni giornata è chiusa da una conclusione in cui è inserita una ballata (cantata da un ragazzo a turno) e, tra una novella e l’altra, i commenti degli uditori. La brigata non presenta caratteri definiti, ma i nomi di alcuni richiamano precedenti opere di Boccaccio, altri nomi appartengono alla mitologia (Dioneo=Dione, madre di Venere). L’esercizio del raccontare occupa 10 giorni, esclusi venerdì e sabato.

Tema delle giornate
1. Tema libero (Pampinea); 2. Ragionare su coloro i quali, avversi da diverse cose, sono giunti a lieto fine (Filomena); 3. Ragionare su chi acquista o recupera cosa molto desiderata con industria (Neifile); 4. Ragionare su coloro i cui amori finirono male (Filostrato); 5. Ragionare sugli amori lieti, ma solo dopo aver superato vari accidenti (Fiammetta); 6. Ragionare su chi si salva da una brutta situazione grazie ad una risposta pronta (Elissa); 7.Ragionare sulle beffe (per amore o per <<salvamento>>) che le donne fanno ai loro mariti (Dioneo); 8. Ragionare sulle beffe in generale (Lauretta); 9. Tema libero; 10. Ragionare su chi, <<liberamente o magnificamente>>, opera intorno a fatti d’amore o altra cosa.

Il proemio, le dichiarazioni di poetica dell’autore e il pubblico
Il libro si apre con un Proemio, importante per inquadrare l’opera e poiché in esso il poeta giustifica l’opera e afferma di voler giovare a coloro che sono afflitti da pene d’amore, dilettandoli e dando consigli. Esso si rivolge quindi alle donne che amano, poiché esse sono escluse dalle attività (caccia, commerci ecc ..) che potrebbero distrarle dalle pene d’amore. È infatti questo il tema principale dell’opera, ovvero <<l’ammenda di Fortuna>>: la capacità di superare le avversità, prendendo il sopravvento sulla Fortuna sregolata e imprevedibile. Sempre dal proemio si può intendere che l’opera intende essere un piacevole intrattenimento non per un pubblico letterato di professione (le donne erano spesso escluse dagli studi), ma comunque raffinato ed elegante. A differenza della Commedia e del Canzoniere, in cui erano presenti il pregiudizio morale e religioso, Boccaccio rivendica il suo diritto ad una letteratura libera, laica e mondana, ispirata ad una concezione naturalistica dell’eros (questo tema verrà affrontato nella conclusione dell’opera).

LE FORZE CHE MUOVONO IL MONDO DEL DECAMERON: LA FORTUNA: LA VISIONE MEDIEVALE DELLA FORTUNA: La vita dei mercanti è sottoposta continuamente all’imprevisto, che può favorire un’iniziativa o portarla al fallimento. Propria del nuovo mondo dei traffici e degli scambi è dunque l’idea che la realtà è dominata da una forza capricciosa e imprevedibile, la Fortuna. Nella visione della società mercantile la Fortuna diviene solo un complesso accidentale di forze, non più regolato da alcuna volontà superiore, come invece si pensava nel Medioevo. E’ una visione ormai laica, che non esclude certo la presenza di Dio nel mondo ( a Dio Boccaccio si richiama continuamente), ma che ritaglia una sfera autonoma. LA CONCEZIONE LAICA DELLA FORTUNA: La Fortuna può manifestarsi attraverso i fenomeni naturali oppure attraverso il combinarsi imprevisto di azioni umane. La Fortuna può essere avversa o favorevole, può contrastare o assecondare l’agire dell’uomo. Essa è la grande antagonista dell’industria umana, che per misurarsi con essa deve dar prova di saper calcolare, prevedere in anticipo, porre difese, ma deve anche sapersi dimostrare decisa ed energica nel mettere in atto le decisioni.

LE FORZE CHE MUOVONO IL MONDO DEL DECAMERON: L’AMORE: L’altra grande forza che anima il Decameron è l’amore: è essa che costituisce il tema centrale di molte novelle e muove l’iniziativa di molti personaggi. Anche l’amore è visto in una prospettiva tutta laica e terrena. E’ una forza che scaturisce dalla Natura. Per Boccaccio è una forza in seè sana e positiva, che è assurdo e vano fermare o reprimere. Anzi, soffocarla è una colpa, che può generare sofferenza e morte. Per questo, Boccaccio vede con favore gli eroi che adoperano ogni mezzo per raggiungere il loro fine amoroso, e soprattutto guarda con approvazione lo sbocciare del desiderio naturale nei giovani. Grazie alla concezione naturalistica dell’amore che domina nel Decameron Boccaccio sarà autore molto amato e imitato in quell’età (Medioevo e Rinascimento). L’amore nel Decameron si presenta nelle più varie forme. Può essere fonte di ingentilimento, portando individui rozzi ad una superiore sensibilità e altezza d’animo, oppure può aguzzare le capacità dell’individuo per il raggiungimento dei propri fini. Può dare origine ad una serie di novelle licenziose, fondate sulla beffa e l’adulterio; può dare origine anche alla situazioni più tragiche, come in genere, quelle della IV giornata, dedicata a coloro “li cui amori ebbero infelice fine”. In queste novelle Boccaccio riprende e sviluppa l’antico tema cortese dell’ ”amore e morte”, che vede i due amanti, separati in vita da forze avverse, riunirsi nella morte. L’argomento erotico di numerose novelle ha contribuito nei secoli a creare intorno a Boccaccio una fama di oscenità. Al contrario, la realtà del desiderio sensuale, essendo considerata una forza di natura fondamentalmente spontanea e innocente, è sempre contemplata da Boccaccio con occhio sereno e sgombro di malizia. Nella descrizione di situazioni erotiche passa accanto senza soffermarsi eccessivamente, accennandovi in modo rapido e velandole di sorridenti metafore. Pertanto non vi è mai in lui grossa oscenità; egli sa mantenere un equilibrio di fronte alle situazioni più audaci.

LA MOLTEPLICITA’ DEL REALE NEL DECAMERON: Boccaccio dimostra un’aperta disponibilità verso la vita, in tutti i suoi aspetti. Una molteplicità variatissima di presenze reali, di casi, di situazioni, persone e oggetti si addensa nelle pagine del Decameron. Tutte le azioni della vita sono compiute dai personaggi boccacciani, dalle più basse funzioni fisiologiche alle più alte attività spirituali, intellettuali ed artistiche, dai gesti più quotidiani e banali alle azioni più rare ed eroiche. IL MONDO SOCIALE: Tutti gli aspetti della società e della natura sono registrati nelle cento novelle con la volontà di esplorare sistematicamente tutte le possibilità del reale. In queste pagine si allinea una lunga sfilata di figure che occupano tutti i gradi della società, dai re, feudatari fino all’alto e basso clero, i ceti della moderna civiltà urbana, mercanti e banchieri, l’aristocrazia cittadina, notai, giudici e medici, e infine la plebe urbana, operai e servi, e ai margini gli abitanti della campagna. IL MONDO NATURALE: Come il mondo sociale, così quello naturale è esplorato esaustivamente. Tutti i luoghi e i fenomeni naturali sono registrati, mari, fiumi, boschi, strade, giardini, case; così pure le ore del giorno, da quelle notturne propizie per inganni fino alle ore del giorno, le varie stagioni e i fenomeni atmosferici. IL MARE: Si può notare, tra i luoghi, una speciale predilezione per il mare che, col suo mutare capriccioso e imprevedibile, diviene metafora della Fortuna e fa da sfondo alle novelle più avventurose. Il mare ha però anche una dimensione realistica, in quanto richiama la concreta vita dei mercanti, che al mare spesso affidavano gli averi e la vita, nella ricerca incessante di moltiplicare le loro ricchezze. LA CITTA’: Ma l’ambiente di gran lunga prediletto è la città, tra i grandi protagonisti del Decameron.La città spesso è rappresentata da Firenze, il centro di una viva socialità, che ama la beffa oppure le splendide usanze cortesi. Si allineano poi tante città italiane, dalla Napoli dei bassifondi a Bologna, Siena, Venezia, Messina. La città è uno spazio aperto e disponibile a tutte le esperienze. Nel labirinto delle sue vie, nell’intersecarsi di destini umani, nella molteplicità dei ceti assurge anch’essa a emblema del gioco mutevole della Fortuna, non diversamente dal mare. Boccaccio celebra la città. LO SPAZIO E IL TEMPO: Questo brulicare multiforme di presenze reali si colloca sullo sfondo di una geografia precisa e concreta, l’Italia, l’Europa, il vasto mondo del Mediterraneo, e sullo sfondo di un tempo storico che va dal presente borghese al passato feudale alle età più antiche, di Grecia e Roma.

MOLTEPLICITA’ E TENDENZA ALL’UNITA’: IL PROPOSITO DI ORDINARE IL REALE: Nel mondo del Decameron tutte queste presenze non sono accumulate in forma caotica: in Boccaccio c’è la volontà di ordinarlo in schemi armonici. Il primo indizio è proprio la presenza della cornice: se la pluralità di brevi racconti riproduce la molteplicità del reale, la costruzione della cornice vale immediatamente a sistemarla entro ordinate prospettive. LE SIMMETRIE INTERNE: La disposizione delle novelle non è certo casuale. Balza agli occhi ad esempio il rapporto che lega la prima novella del libro, dedicata al peggior uomo che sia mai vissuto, Ser Ciappelletto, e l’ultima, dedicata alla sublime, quasi sovrumana virtù di Griselda. La contrapposizione si estende al corpo intero delle due giornate estreme: nella I si parla essenzialmente di vizi, nella X delle più eroiche virtù. Il centro ideale del libro è la VI giornata, dedicata alla celebrazione dell’arte dell’arte della parola, che è al tempo stesso una celebrazione della civiltà fiorentina. Simmetricamente rispetto alla VI giornata si pongono due giornate dedicate all’amore (la IV e la V) e due dedicate all’intelligenza umana, che si esprime essenzialmente nelle beffe (la VII e l’VIII). Un atteggiamento egualmente aperto verso la realtà, unita ad una simile preoccupazione di sistemare i dati entro un ordine armonico, erano riscontrabili nella Commedia. Nel Decameron gli schemi d’ordine nascono all’interno della stessa realtà umana e derivano da una visione del mondo essenzialmente laica. In Boccaccio non vi è certo un atteggiamento irreligioso; tuttavia dal mondo del Decameron è assente la dimensione del sovrannaturale, del divino come del demoniaco. Essa non è operante nella realtà rappresentata. Quello del Decameron è un mondo interamente umano ed è retto da forze umane; l’amore, la sapienza di vita che ricerca le forme più eleganti dell’esistenza, l’intelligenza e l’energia che vincono gli ostacoli frapposti dalla Fortuna, plasmando secondo i loro fini la realtà. La visione di Boccaccio è tutta calata nella dimensione terrena. Boccaccio è curioso di investigare tutto il molteplice, e di conseguenza i suoi moduli d’ordine non istituiscono gerarchie fra terreno e divino.

Lingua e Stile
la voce narrante
Poiché i narratori non hanno caratteristiche che li distinguono nettamente si può parlare di un narratore in generale. La voce dell’autore prende direttamente parola nel proemio, nelle introduzioni delle giornate, nella conclusione dell’autore. Il discorso è caratterizzato da uno stile alto e sostenuto. Ci sono periodi lunghi, ricchi di subordinate, gerarchicamente disposti intorno alla principale. Questo tipo di costruzione guarda al modello della prosa latina, con abl assoluti, infinitive ecc.. e riflette anche il gusto medievale delle artes dictandi. Il periodo costruito in questo modo serve a mettere in evidenza nella prop principale ciò che è essenziale e nelle subordinate ciò che è accessorio, gli antefatti, le circostanze concomitanti in modo da dare un ordine rigoroso anche agli aspetti della realtà che la parola disegna. Lo stile è il riflesso della fiducia boccacciana nella possibilità di dominare intellettualmente la molteplicità del mondo; il mondo viene ordinato anche mediante la sua traduzione in architetture verbali. Dove la narrazione lo richiede, il periodo si fa più agile, breve, per assecondare la rapidità delle azioni e dei movimenti. La lingua è ricca di componenti: si possono trovare latinismi, francesismi, termini tecnici, e modi popolareschi.
Le voci dei personaggi
I personaggi appartengono a diversi ceti sociali e varie aree geografiche quindi i loro linguaggi sono multiformi. Poiché Boccaccio ha il culto della parola ed esalta il suo potere di plasmare e dominare la realtà, è molto attento alla parola dei personaggi e la riproduce con fedeltà. I linguaggi degli autori delle vicende variano a seconda delle condizioni sociali, ma soprattutto degli argomenti. Nelle novelle di materia tragica ed elevata Boccaccio riproduce ampi discorsi in stile sostenuto ed alto. Discorsi in tono elevato si possono trovare anche in contesti comici come nella novella di Andreuccio. In contesti comici le battute di dialogo fra i personaggi possono farsi rapide, ricche di elementi vernacolari.

Gli aspetti della narrazione
La molteplicità delle situazioni rappresentate si traduce in una grande varietà di tipologie narrative. Compaiono forme di narrazione molto diverse tra loro: alcune novelle sono di impatto prevalentemente narrativo, altre di tipo scenico, altre sono brevissime sono incentrate sulla battuta finale.
La tecnica del discorso narrativo si concentra su un narratore etero diegetico e onnisciente, che in genere è molto sobrio negli interventi a commento della narrazione. Il narratore è sempre esterno alla vicenda narrata. I narratoti spesso sono portavoce della visione dell’autore stesso: le considerazioni che essi alle varie novelle possono fornire preziose chiavi di lettura. La narrazione di Boccaccio non conosce l’arte della focalizzazione interna. Infatti il punto di vista dal quale sono raccontati i fatti è quello generale del narratore onnisciente anche se in certi punti noi vediamo con il personaggio, cioè il punto di osservazione degli eventi narrati coincide con la sua percezione del reale, soggettiva e ristretta. Ciò avviene soprattutto nei momenti di maggiore tensione narrativa.
L’ordine dei fatti del discorso rispetta quello della storia. Tra le varie novelle, o anche all’interno della stessa novella, possono alternarsi narrazioni di tipo riassuntivo, in cui il tempo del discorso è minore del tempo della storia e vere e proprie scene, in cui il tempo del discorso coincide sostanzialmente con quello della storia, a seconda delle esigenze del racconto. Le vicende si collocano in uno spazio definito, spesso corrispondente a luoghi geografici precisi;tale spazio non è tuttavia mai oggetto di descrizione fine a se stessa, ma fa da sfondo all’azione dei personaggi.

Gli oggetti e l’azione umana
Gli oggetti della realtà esterna non ricevono da Boccaccio un interesse per se stessi: hanno rilievo solo in quanto funzionali all’azione umana. Gli ambienti e i paesaggi non sono oggetto di descrizione fine a se stessa: Boccaccio richiama di essi solo quel tanto che serve allo svolgimento dell’azione narrativa. Il più elle volte ambienti e paesaggi che sono sullo sfondo dei racconti non sono affatto descritti: essi si conoscono nella fantasia del lettore solo attraverso le azioni che vi compiono i personaggi. Tale visione determina non solo la scelta della realtà da rappresentare, ma anche il modo di rappresentarla: al centro della concezione boccacciana vi è l’agire dell’uomo, la fiducia nella sua energia e nella sua capacità di istituire un dominio sul mondo esterno; per questo ogni aspetto della realtà interessa allo scrittore solo nella misura in cui entra nel raggio di questo agire umano. Raramente si trova il ritratto ‘’in posa’’, che elenchi con minuzia analitica tutti i particolari fisici: i profili dei personaggi per lo più si compongono attraverso le azioni che essi svolgono via via nell’arco della vicenda. Sentimenti e moti psicologici hanno rilievo e realtà solo in quanto si traducono in azioni.

Il genere della novella
La novella ha le sue radici in una lunga e multiforme serie di esperienze narrative, sviluppatesi nel periodo precedente, e da esse trae materia e spunti: l’exemplum morale e religioso, il romanzo cavalleresco, i fabliaux francesi, i racconti arabi orientali, le fiabe e i racconti popolari, i racconti orali delle brigate aristocratiche e cittadine. È un genere che ha per fine l’intrattenimento. È indirizzato essenzialmente ad un pubblico di non letterati, che nella lettura ricerca un’occupazione dilettevole.


 
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